Non solo a livello nazionale c’è bagarre nel Partito Democratico. Anche a livello locale volano stracci.
E’ il caso della polemica alzata da Giuseppe Calandra, uno dei pidiessini più impegnati nel partito villadossolese e ossolano, che su Facebook ha attaccato il parlamentare, di Enrico Borghi, che aveva commentato le dimissioni del segretario nazionale, Nicola Zingaretti.
‘’Dopo aver letto bene - scrive Calandra - ho provato a chiudere gli occhi, et- voilà si è materializzata Tania Cagnotto con un tuffo carpiato e giravolte varie. Il nostro uomo, dopo settimane al seguito dei suoi capi corrente Guerrini/Lotti, dopo ripetuti e insistenti articoli ed interviste su ogni organo di stampa, con minacce di ogni genere avverso la segreteria nazionale, si sorprende e si dispiace, ed allora ecco che Zingaretti non avrebbe dovuto dimettersi, tantomeno dare la stura alle dichiarazioni rilasciate; e poi giù infiorettamenti e discorsetti da vero cesellatore dello scritto, cosa dovremmo fare, dire, baciare, lettera ecc. Non c’è che dire. Perfino un vero artista come Arturo Brachetti potrebbe fargli una pippa’’.
Il rifermento è al lungo intervento sui social fatto da Borghi per dire subito che ‘’non sono un ragazzo del coro….. quindi non mi unisco ai peana, agli appelli e alle suppliche di fronte alle dimissioni del segretario Zingaretti’’.
Borghi si era detto colpito ‘’dal lessico utilizzato dal segretario……Non credo ci si debba vergognare del Pd, e non credo che la ricerca del potere sia l’unica attività che in esso vi si svolge. Al contrario, ho sempre visto un Pd fatto di donne e uomini sinceramente impegnati per un ideale’’. ‘’Aver utilizzato il binomio “vergogna-poltrone” dice Borghi ‘’mi è sembrata una clamorosa resa culturale al populismo, a quel qualunquismo destrorso da noi sempre avversato ‘’.
Quindi alcune considerazioni di Borghi sulla subordinazione culturale e politica del Pd al Movimento 5 Stelle. ‘’E’ indubbio che l’azione politica di chi lo ha consigliato, guidato e indirizzato ha evidenziato (dentro il prospettato conglomerato Pd-M5S-Leu a guida Conte, voluto e amplificato da Travaglio e dai corifei del “Fatto Quotidiano” fino al punto da sdoganare la pratica della caccia al “responsabile” con nostro colpevole silenzio davanti ad una pratica del genere…) il ritorno ad una sorta di “frontismo 4.0” come unica prospettiva politica del Pd’’. ‘’Il rischio - conclude Borghi - è che dalla subalternità politica si giunga a quella culturale’’.