I Comuni di Pieve Vergonte, Vogogna, Ornavasso, Mergozzo, Baveno e Gravellona Toce contestano i criteri adottati dalla Regione Piemonte sui rimborsi ai privati danneggiati dall’alluvione dell’ ottobre scorso.
In una conferenza stampa, i sei sindaci - in pratica le cittadine che hanno subito i danni maggiori durante il maltempo - contestano le decisioni regionali. Che in pratica escludono dagli indennizzi seconde case, autovetture, moto, mobili, oggetti vari, mentre i rimborsi ai privati saranno pari al 50% dei danni subiti fino a 50 mila euro e al 20% per cifre superiori. "Chi ha avuto danni ingenti è più penalizzato" dicono i sindaci. Che ritengono anche complicato l'uiter burocratico adottato per le richieste.
Ritengono assurdo vengano esclusi i beni mobili e tutto quanto fa parte di un’abitazione, ma denunciano anche i mancati interventi per porre in sicurezza le aree ancora a rischio.
"Ci sono cittadini che pur non avendo la struttura della casa danneggiata hanno dovuto buttare camere da letto, soggiorni, cucine, materassi, frigoriferi, lavatrici e rifare gli intonaci. Molti non riceveranno i ristori promessi dopo l’alluvione". Dicono in coro.
"Ho seri problemi a dire ai miei concittadini che avranno risarcimenti ridotti" dice Maria Grazia Medali, sindaco di Pieve Vergonte, dove due famiglie sono ancora fuori casa. "Una potrebbe rientrare a breve - spiega - l’altra invece attende di definire i risarcimenti".
"La decisioni della Regione lascia fuori una platea vasta di persone interessate. Hanno fatto compilare la documentazione alle persone ma il 95 per cento non riceverà i rimborsi. Il nostro paese ha visto 83 richieste di risarcimento per danni superiori ai 700 mila euro" dice Marco Stefanetta, sindaco di Vogogna.
Anche Filippo Cigala Fulgosi (sindaco di Ornavasso) è critico: ‘’ Bastava contattarci prima di redigere la delibera regionale con quei criteri. Si poteva trovare una soluzione diversa, con una istruttoria condivisa’’.
‘’Abbiamo avuto 55 case allagate - spiega Paolo Tognetti, sindaco di Mergozzo - e di queste metà sono seconde case che sono state escluse dai risarcimenti. Inoltre il 90 per cento dei danni sono di beni mobili e solo il 10 per cento di quelli immobili’’.
"Dopo l’alluvione c’è stata una mobilitazione di politici - aggiunge Gianni Morandi, sindaco di Gravellona Toce - e tutti hanno parlato di aiuti immediati. Dopo 5 mesi e mezzo le nostre aziende hanno dovuto autofinanziarsi per intervenire a sanare i danni perché non hanno ricevuto nulla. Ma il rischio grosso è che quanto successo possa ricapitare e in questo frattempo non è stato fatto alcun intervento, tranne quelli di somma urgenza eseguiti da noi, per i quali però non si è visto ancora un soldo. Una lentezza preoccupante".
Anche Alessandro Monti, sindaco di Baveno, è preoccupato perché il ‘’90 per cento si tratta di danni a beni mobili e in questo momento i danneggiati non prenderanno nulla. Bastava ascoltarci prima di decidere’’.
La Regione dice che si tratta di fondi limitati poiché mancano ancora quelli governativi. Il fatto è che con questi criteri la maggior parte dei danneggiati resterà comunque esclusa dai rimborsi.