Trenta frontalieri del Vco rischierebbero il posto di lavoro a causa del piano di ottimizzazione dei costi in atto alla "Schindler" di Locarno, leader nella produzione di ascensori, con 147 anni di storia alle spalle.
A lanciare l'allarme in questi giorni sono i sindacati elvetici Unia e Ocst, che annunciano dunque battaglia contro le intenzioni del gruppo dirigente e la presunta scarsa trasparenza nelle informazioni. In Svizzera Schindler è presente a Ebikon e a Locarno appunto. I “nostri” trenta frontalieri, provenienti dalle aree del Verbano e dell’Ossola, sono impiegati in quest'ultima sede, che dista a pochi chilometri dal confine. Secondo i sindacati che protestano “ogni giorno, ogni settimana Schindler licenzia, ma lo fa in modo silente, in maniera tale che, mancando un licenziamento di massa, la cosa non fa rumore. Possiamo garantire che il clima è pesante - dicono -. È chiaro che tutti vorremmo una maggiore informazione verso la manodopera che comprensibilmente non è tranquilla”.
In Ticino sono tutti convinti che Schindler un futuro ce l’abbia sicuramente, sia perché sta reggendo la dura competizione internazionale, sia perché ha i mezzi per continuare a farlo. Alla Schindler, secondo quanto appreso, il lavoro non manca, ma anzi si accumula e i ritmi diventerebbero oltremodo pressanti per chi è rimasto. Dal canto suo la stessa Schindler ha confermato di aver “iniziato un programma di ottimizzazione dei costi nel suo stabilimento di Locarno, in risposta al cambiamento del mercato e per modellare meglio il suo futuro in città”. Interrogata sul numero di licenziamenti previsto nel complesso, l'azienda ha fatto sapere che “è attualmente in fase di valutazione”