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Attualità | 08 agosto 2021, 15:00

Gli studenti della 'Floreanini' portano a termine 516 km del Cammino di Santiago

I 37 allievi sono stati accompagnati dal professor Meazza e don Fulvio Trombetta

Gli studenti della 'Floreanini' portano a termine 516 km del Cammino di Santiago

Sono tornati a casa il 18 luglio i 37 ragazzi della scuola media 'Floreanini' di Domodossola. Accompagnati dal professor Lucio Meazza e da don Fulvio Trombetta hanno fatto il Cammino di Santiago di Compostela: partiti da Atapuerca (20 km prima di Burgos) hanno fatto 516 km a piedi per giungere a Santiago di Compostela.

Professor Meazza come sono i ragazzi dopo questo pellegrinaggio?

''Quello che hanno vissuto li ha segnati. Il cammino segna sempre. Rimane la consapevolezza di aver fatto una cosa grande: 516 km non sono pochi. Rimangono tanti ricordi: la musica dei piedi che marciano, paesaggi incredibili, albe e tramonti, freddo e caldo. E l'arrivo alla meta. Rimarrà per sempre la nostalgia della freccia gialla e del Cammino. Come l'aver vissuto un momento di verità nella propria vita.

Ecco il vero miracolo, la strada intrapresa, le domande nate in ciascuno, la preghiera per i propri cari, la fatica trasformata in gioia vera.Tutto sul cammino é stato metafora della vita... anche gli errori. Ogni passo ha saputo parlare... Ogni incontro ha saputo stimolare...

Tutto é stato segno. Inizia ora l'avventura dell'interpretazione''.

Come è maturata l'idea del pellegrinaggio ?

''C'è un momento nella vita in cui scatta qualcosa. È come sentire un richiamo, ancora sconosciuto, a prendere e andare. Questo richiamo si manifesta in tanti modi: quando cerchi qualcosa ma non sai bene cosa... quando sei stufo di mascherine, distanziamenti, didattica a distanza. È iniziata come un'avventura, ma poi il motivo per il quale ci siamo messi in marcia alla fin fine è cambiato.
È stranissimo. Ma quando arrivi a Santiago, dopo aver percorso pochi o tanti km, quando vedi la statua dell'apostolo San Giacomo che sembra ti fissi, capisci che non sei lo stesso di quando sei partito. I nostri ragazzi si sono fatti voler bene da tutti lungo il percorso. Chiunque li incontrava li salutava, simpaticamente, riconoscendo in loro una freschezza genuina nel modo di vivere e di affrontare la strada che faceva fin invidia''.

C'è stato qualche incontro particolare?
''Hanno incontrato pellegrini di ogni nazione. Un giorno una californiana ha voluto parlare con me e visibilmente commossa mi ha detto che uno del gruppo le aveva fatto compagnia, e che le sue parole l'avevano profondamente segnata.
Piccoli e grandi miracoli, piccoli e grandi incontri che segnano. Come quello successo a Jacopo. Mentre camminava con un Giamaicano commentando le partite degli europei, sotto un sole caldo, lo vede svenire. Jacopo, 15 anni, lo soccorre come può o meglio, si ricorda della sua mamma, di cosa faceva lei in caso di difficoltà.
Una volta ripresi i sensi, lo sconosciuto pellegrino affida a Jacopo un sassolino da mettere in cattedrale a Santiago. Il suo cammino sarebbe dovuto terminare in quella tappa, data la salute. Stava compiendo il cammino ed era il caso di interromperlo. E Jacopo ha iniziato a camminare anche per lui.

Durante il pellegrinaggio abbiamo appreso dell'incidente in montagna costato la vita a Paola. Appena saputo che Paola avrebbe voluto di qui a breve, fare il cammino di Compostela, si sono prodigati i nostri ragazzi a recuperare la credenziale (il documento che attesta il cammino) e camminare per lei''.

Ci parli dell'emozione all'arrivo?

''Giunti in plaza Obradoiro, sporchi e acciaccati, i ragazzi si sono buttati a terra.
E pianti di liberazione sono scesi sui loro visi.
La lunga celebrazione eucaristica terminata con il Botafumeiro (l'enorme incensiere che ruota nella navata della chiesa) ha fatto il resto. I piccoli-grandi pellegrini, hanno alzato gli occhi in sù, chiedendo che con l'incenso salissero al cielo anche le loro domande, i loro desideri e i ringraziamenti per l'esperienza di fede davvero unica vissuta''.

Mary Borri

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