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In Breve

| 12 novembre 2021, 08:48

Video porno e di violenze anche sui neonati: tre arresti per pedopornografia, c'è anche un prete di Benevento

Torino, le manette sono scattate in regione ai danni di un tecnico informatico di 37 anni e anche in Puglia, ai polsi del creatore del canale

Video porno e di violenze anche sui neonati: tre arresti per pedopornografia, c'è anche un prete di Benevento

Scambiavano foto e video di minorenni attraverso una piattaforma di messaggistica. Sono così scattate le manette ai polsi di un tecnico informatico 37enne residente in Piemonte, un giovane residente in Puglia (all'epoca dei fatti minorenne, ma creatore del canale dedicato a questa attività) e addirittura, in Campania - dopo il rinvenimento di moltissimo materiale pedopornografico - di un sacerdote della Diocesi di Benevento.

Il materiale illegale sequestrato, molto diversificato per categorie, conteneva anche contenuti raccapriccianti, ritraenti vere e proprie violenze sessuali in danno soprattutto di neonati. Ma nulla di tutto questo è sfuggito alla trappola tesa dagli investigatori del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino. E così sono scattate le perquisizioni a carico di 26 persone, considerate responsabili di detenzione e diffusione di materiale realizzato mediante sfruttamento di minori di 18 anni.

Sono stati posti sotto sequestro migliaia di file digitali. L’attività, diretta dalla Procura di Torino e coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni - Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online, ha riguardato però tutto il territorio nazionale, impegnando nelle operazioni di perquisizione 11 compartimenti.

L'origine dell'indagine

Già dal mese di febbraio 2021 i poliziotti di Torino avevano attivato un servizio di monitoraggio su una piattaforma di messaggistica che vanta garanzie di ampio anonimato per gli utilizzatori, concentrando la propria attenzione su alcuni canali aperti, frequentati prevalentemente da utenti italiani. Un'attività che ha richiesto tempo e lavoro, soprattutto per ottenere un rapporto di fiducia con gli interlocutori che di volta in volta si mostravano interessati allo scambio di materiale.

Ricavati gli elementi di prova o gli indizi utili alla prosecuzione dell’indagine, sono state messe a fattor comune le tracce informatiche lasciate in rete dagli internauti, che hanno consentito la loro identificazione. Particolarmente interessante si è rivelata la presenza di un ambiente chiuso, pubblicizzato dal proprio promotore, in cui veniva divulgato materiale pedopornografico dopo il pagamento di una somma di denaro che abilitava all’iscrizione al canale, anch’esso sottoposto ad accertamenti nel corso dell’indagine.

Le forze impegnate in Italia

L’analisi degli elementi evidenziati dagli operatori ha ricondotto nel complesso a 26 soggetti destinatari dei decreti di perquisizione, emessi dal Gruppo Criminalità Organizzata e Reati Informatici dell’A.G. di Torino ed eseguiti, oltre che in Piemonte, con la collaborazione degli Uffici di Specialità della Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto

Redazione TorinOggi

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