Attualità - 14 gennaio 2022, 15:20

Concessioni idroelettriche, Copasir: criticità nel sistema di affidamento

Bussone (Uncem): “L’attuale legislazione nel settore idroelettrico mette a rischio il controllo di asset strategici per la sicurezza del sistema energetico e per l’autonomia energetica nazionale. Parlamento intervenga”

Concessioni idroelettriche, Copasir: criticità nel sistema di affidamento

"La Relazione sulla sicurezza energetica nella transizione ecologica, elaborata dal Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ndr)nelle ultime settimane, presenta una serie di elementi interessanti per ridefire, in sede legislativa, i rapporti tra chi produce e chi consuma energia, in particolare rispetto all'energia idroelettrica, fonde imprescindibile nel sistema energetico, basata su invasi che sono la prima e storica infrastruttura delle aree montane, che usa acqua e forza di gravità, beni pubblici sui territori alpini e appenninici. Auspichiamo il Parlamento, con il Governo, affronti il tema idroelettrico con visione e efficacia normativa, rivedendo quanto emerge come critico nel modello di concessione degli impianti, in particolare per la revisione del sistema di affidamento di nuove ed esistenti concessioni".

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Che prosegue: “Emergono nel documento una serie di questioni sulle quali Uncem ha più volte chiesto attenzione a Governo e Parlamento. Viene evidenziata, dagli operatori auditi dal Comitato per la sicurezza, la criticità costituita dal regime delle concessioni. La disciplina a cui sono sottoposti gli operatori italiani risulta essere penalizzante rispetto a quella adottata da altri Paesi europei come ad esempio l’Austria. Il rischio che corrono gli operatori è di perdere la concessione per lo sfruttamento dei bacini idroelettrici sui quali negli anni hanno investito per la realizzazione degli impianti di trasformazione a vantaggio di operatori stranieri, senza che vi sia una reciprocità nella effettiva possibilità per gli operatori nazionali di accedere alle concessioni per lo sfruttamento dei bacini idroelettrici in altri Paesi europei. Importanti, secondo Uncem, le espressioni del Copasir sulle 'centrali a pompaggio': nella logica della transizione energetica, possibili soluzioni di medio termine potrebbero essere rappresentate in primo luogo da centrali a pompaggio, che utilizzano l’elettricità prodotta in eccesso per riempire un invaso idroelettrico in grado di generare e fornire elettricità al bisogno. Delle vere batterie, accumulo come lo sono tutti i bacini in quota, sulle quali investire.

L'Italia - rileva il Copasir - è stato l'unico Paese europeo ad aver introdotto più di vent'anni fa un regime concorrenziale nell'ambito delle concessioni idroelettriche e ad aver recentemente modificato le norme rendendo possibile la partecipazione alle gare degli operatori esteri ma in un regime di non reciprocità poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico in questo ambito. Si renderebbero necessarie una revisione della normativa attualmente vigente in ottica di ricentralizzazione ed omogenizzazione della disciplina e una proroga delle concessioni con due fini: permettere ai concessionari di procedere in un nuovo regime normativo all'ammodernamento, al potenziamento e all'estensione di vita utile degli impianti; aspettare l'adeguamento delle norme nazionali dei vari Paesi alle direttive europee in modo da avere un campo di gioco comune a tutti gli operatori.

L’attuale disciplina legislativa italiana nel settore dell’idroelettrico mette a rischio il controllo di asset strategici per la sicurezza del sistema energetico e per l’autonomia energetica nazionale, consentendo la partecipazione alle nuove gare di società estere (anche extra UE, sia in forma individuale che in associazione con fondi di investimento o con operatori non attivi nei settori energetici), con un conseguente indebolimento della posizione competitiva del sistema industriale italiano. Appare necessaria - secondo il Copasir - una revisione della disciplina per posizionare il settore nella corretta dimensione strategica per il Paese, garantendo una protezione degli asset, un coinvolgimento dei territori interessati dagli impianti di produzione e distribuzione e una prospettiva industriale per la realizzazione di importanti investimenti. Il quadro attuale, esponendo il Paese ad azioni speculative e alla perdita di controllo di asset strategici per la sicurezza e l’autonomia energetica nazionale, rende essenziale la definizione di misure in grado di garantire la tutela del settore”.

C.S.

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