Attualità - 15 febbraio 2022, 19:00

Felice Darioli, una vita per il Soccorso alpino

Un legame iniziato nelle Fiamme Gialle e poi proseguito in quello civile, dove è stato responsabile della 'Valdossola' e vicepresidente regionale

La montagna, lo sport, il soccorso alpino. Ci sono passioni alle quali c’è chi dedica una vita. E lui, l’ha dedicata  soprattutto al Soccorso alpino: prima nella Guardia di finanza e poi in quello civile.

Felice Darioli, bognanchese doc, 75 anni da pochi giorni, ‘attacca al chiodo’ lo stemma del Soccorso alpino che lo ha accompagnato per anni. Chi ha compiuto i 75 anni deve lasciare e così è stato. Un po’ di rammarico in Felice Darioli, persona nota e stimata in Ossola e fuori, c’è, ma non lo dà a vedere. Resterà sulle sue montagne ad insegnare lo sci ai giovanissimi. Ma il Soccorso è stata la sua vita: prima nel Sagf (Fiamme Gialle), poi nella delegazione Valdossola e quindi al Regionale dove è stato vicepresidente.

Una passione nata subito, quando a 18 anni entrò nelle Fiamme Gialle, dove lo volevano a tutti i costi. ‘’Ricordo che a Bognanco c’era la sede della brigata – racconta – e la Finanza mi chiese insistentemente di entrare a far parte del Corpo perché io allora gareggiavo con buoni risultati nello sci nel Gruppo sportivo Bognanco’’.

Detto fatto: in servizio a Predazzo e poi via subito al raduno di Corvara con la squadra nazionale della Finanza. Con ottimi risultati in Coppa e agli Italiani.  Poi, il Soccorso civile a partire dal 1980. Una vita da volontario e da vice responsabile della X Delegazione Valdossola, quando alla guida c’era Giulio Frangioni. Quindi la responsabilità nel 1995 passa sulle sue spalle e responsabile resta sino al 2010. Una vita di esercitazioni e interventi. ‘’Credo di averne fatti oltre 500 - ricorda -  . Alla Finanza tenevamo il conto e solo con la divisa ne ho registrati più di 300’’.

Poi, lasciata la delegazione, il salto alla vicepresidenza nel Cnsa Piemonte, dove è rimasto sino a pochi giorni fa quando ha dovuto lasciare dopo 3 mandati. Sostituito da un altro ossolano: Maurizio Tori.

‘’E’ stato un ‘lavoro’ che mi ha aiutato nella vita - ammette -. Ho visto il Soccorso cambiare e migliorare negli anni. Anche nei 15 anni da responsabile della delegazione ha funzionato tutto bene, soprattutto grazie alla collaborazione di tante persone che hanno lavorato con me. Gente in gamba, appassionata’’.  Una ‘carriera’ che lo ha portato a vedersi nominare, nel 2021, ‘cavaliere’ grazie alla proposta del presidente del Cnsa nazionale. 

Una vita di ricordi, di persone soccorse, di interventi difficili. ‘’Ricordo in particolare in episodio nell’alluvione 1979 che colpì la Divedro – racconta - . La Finanza era ancora a Paglino: si dovette abbandonare la caserma in fretta per una frana che stava cadendoci addosso. In piena alluvione e nel massimo pericolo il capitano ci mandò a Paglino a recuperare le armi che erano rimaste lassù. Salvammo la vita di un ferroviere. Tornando indietro la strada della valle era stata ‘mangiata’ dal torrente in diversi punti. Sotto la stazione di Iselle quasi non c’era più la carreggiata. Passando sentimmo qualcuno che gridava: la macchina con due ferrovieri era stata inghiottita in una voragine , uno di loro era già stato trascinato via dalle acque; l’altro s’era aggrappato ad  un masso circondato dal torrente. Lo salvammo rischiando la pelle’’.

Renato Balducci