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In Breve

| 18 maggio 2022, 19:10

Strage del Mottarone, i familiari di Alessandro: "Lunedì sarà un brutto giorno perché la nostra è una ferita che si allarga"

Lunedì prossimo sarà il primo anniversario della tragedia della funivia in cui persero la vita 14 persone, cinque delle quali della nostra provincia. Tra loro i varesini Alessandro Merlo e Silvia Malnati. Lo zio Luca Nania: "Chi ha sbagliato è giusto che paghi. E' la sola speranza che ci è rimasta"

Strage del Mottarone, i familiari di Alessandro: "Lunedì sarà un brutto giorno perché la nostra è una ferita che si allarga"

"Lunedì sarà un brutto giorno: il dolore dell'assurda tragedia che abbiamo vissuto non si è rimarginato. Anzi, è aumentato con il passare dei mesi perché a mente fredda abbiamo preso coscienza che dopo quello che è successo non c'è più nulla".

A quasi un anno dalla tragedia della funivia del Mottarone le parole di Luca Nania, zio di Alessandro Merlo, il varesino di 29 anni rimasto vittima insieme alla fidanzata Silvia Malnati, 26 anni, e ad altre 12 persone in quella maledetta domenica di maggio sono pesanti come macigni. Quel macigno che i familiari della giovane coppia varesina portano sul cuore e che niente potrà spazzare via.

"Lunedì prossimo (anniversario della tragedia, ndr) noi familiari parteciperemo a Stresa alla cerimonia dedicata al ricordo delle vittime, ma non lo faremo a cuor leggero - confida Nania - In questi anni ci siamo portati dietro ferite che è impossibile rimarginare. Anzi, si sono allargate perché al dolore si accompagna la consapevolezza di quello che è accaduto". 

"Non posso pensare - va avanti lo zio di Alessandro - a che cosa abbiano provato in quella cabina quelle persone. A come sono morte: è stata una morte terribile, violenta. Lo so perché ho visto come era ridotto il cellulare di mio nipote recuperato dalla funivia".

Un pensiero impossibile da cancellare nella mente di chi ha perso chi ama. «In famiglia in questi mesi abbiamo cercato di parlarne il meno possibile - continua - perché il dolore è troppo grande. Anche con gli altri familiari delle vittime i contatti sono stati pochi. Ognuno è chiuso nella propria sofferenza. Non c'è la voglia di pensare a quel giorno, non c'è la forza di farlo».

Perché dopo il clamore dei primi giorni, dopo la grande solidarietà e la sincera partecipazione dei funerali si resta soli con i propri ricordi, si fanno i conti con la consapevolezza che qualcuno non c'è più: «A parte la vicenda giudiziaria che va avanti - prosegue Nania - a volte la sensazione è che quanto accaduto stia finendo un po' nel dimenticatoio, anche se capisco che non si possa fare molto di più». 

La speranza, per i familiari delle vittime del Mottarone, è solo una: che la giustizia faccia il suo corso e che lo faccia in fretta: "Ci aspettiamo - conclude - che chi ha sbagliato paghi, che le responsabilità siano chiarite, che non si finisca in nulla come altre volte abbiamo visto succedere in Italia. Che la morte di questi innocenti non resti senza un perché. Che sia fatta giustizia. E' l'unica cosa che ci rimane, l'unica speranza. Poi non c'è più nient'altro".

Bruno Mezzalini

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