La Valle Vigezzo e le sue emozioni, Rita e la sua poesia. La raccolta di poesie di Rita Vecchi “Tessere, luoghi e frammenti” è un travolgente viaggio tra le emozioni che quotidianamente dipingono la nostra esistenza. Il libro – fresco di stampa, edito da Bertoni – è uno di quei volumi che vanno letti lentamente e assaporati a piccole dosi per poter cogliere quelle sfumature e quegli insegnamenti che le parole di Rita racchiudono e raccontano: la meraviglia di fronte alla Natura, la semplicità dei gesti, il dolore, la purezza delle cose semplici ma mai scontate. Un'altalena di emozioni che l'autrice racconta attraverso immagini coinvolgenti e commoventi, cercando di arrivare al cuore di tutti. “L’invito che personalmente rivolgo al lettore – si legge nella prefazione di Sergio Tardetti - è quello di assaporare fino in fondo i versi di Rita, per ritrovare quel dolce succo di memoria che vi è stato sparso a piene mani, quel dolce succo che a ciascuno di noi piace sempre gustare”.
Rita Vecchi è insegnante di materie scientifiche originaria di Novara e innamorata della Valle Vigezzo. Nata a Novara il 27 febbraio 1962, si laurea in Scienze biologiche presso l'Università degli studi di Pavia. Dal 1987, anno del suo matrimonio, vive a Druogno. Ha partecipato – con esito positivo – a diversi concorsi letterari locali e regionali. Nel 2021 ha pubblicato una prima raccolta di scritti e poesie - volume scaricabile online - dal titolo Levità quotidiane.
“Tessere, luoghi e frammenti”. Tre parole, quale messaggio vogliono trasmettere?
«Tessere: inteso sia come infinito del verbo “tessere” – appunto – come evocazione del lavorìo che le parole compiono ogni giorno nella mia mente, intrecciando suggestioni del presente, ricordi del passato, speranze per il futuro. E poi “tessere” assume, nel titolo, anche il significato di elementi di un mosaico che, nel loro insieme, contribuiscono a definire i vari aspetti della mia vita. I “luoghi” sono quelli fisici, in cui vivo e in cui ho trascorso la prima parte della mia vita, e poi sono i luoghi del cuore: interiorità, contesti meditativi e di riflessione, da cui prende spunto la scrittura, in versi o in prosa. Il termine “frammenti” attiene alle varie componenti della mia realtà che mi donano ispirazione non soltanto per la scrittura, ma soprattutto, per continuare il percorso della mia vita in modo coerente, anche se – appunto - segmentato in varie tipologie di esperienze».
Nella prefazione al libro Sergio Tardetti fa riferimento alla “Religione della parola”, considerata sacra, da non sprecare, da non utilizzare inutilmente a vuoto, impoverendola o deprivandola di senso. La parola, in poesia, è davvero uno strumento mediante il quale comunicare ciò che l’anima percepisce del mondo?
«La parola è un dono, potente, evocativo, a volte, per me, addirittura “estremo”, nel senso che, se ne fossi privata, mi sentirei assolutamente priva di un mezzo imprescindibile attraverso cui comunicare, così come le note per un musicista, o i colori e le forme per un pittore. Le parole sanno trovare il ritmo adatto, il loro incedere, le connessioni di senso, di significato, di forma e di sostanza, e così, dal “pozzo” dell’interiorità, possono salire in superficie, per farsi mezzo di scambio e di comunicazione, anche delle realtà profonde che s’intravedono nelle pieghe dell’anima». La tua, si legge ancora nella prefazione "è anche poesia del quotidiano, dei gesti semplici e ripetitivi che ci appartengono e ci accompagnano nell’arco dell’intera giornata, capaci di scandire il nostro tempo e di rivelare di noi molto di più di quanto non facciano le parole".
Quanto è importante dunque la quotidianità, anche con la sua routine, come ispirazione e contenuto della lirica di Rita Vecchi?
«La quotidianità può essere essa stessa “poesia”. Se gli eventi sono percepiti con attenzione, stupore rinnovato e curiosità – nel senso buono - possono essere fonte di suggestioni che, non di rado, diventano occasioni d’ispirazione, anche involontariamente. Naturalmente, non tutto può essere incanalato in contesti di lirismo, anche perché, come ogni eccesso, si rischierebbe di banalizzare la poesia, o di rendere patetici i percorsi esistenziali: come precedentemente affermato, la preziosità della parola poetica deve essere circoscritta da un “uso” adeguato della stessa, secondo la modalità e la misura che le competono».
Quale è il tuo rapporto con la natura e cosa ti dona il paesaggio vigezzino?
«La Valle mi ha accolto con generosità - insieme con la mia scrittura - e la natura ha ricambiato il profondo amore che, da sempre, provo per lei. Vigezzo è l’ambiente più adatto per meditare, per lasciarsi permeare dalla Bellezza, che trova infinite declinazioni, in relazione alle stagioni, alle diverse ore del giorno, agli stati d’animo di chi sa osservarla, incantato dalla meraviglia della natura. Ho scritto tanto di Vigezzo, in prosa e in versi, e penso che continuerò a farlo, anche se la mia scrittura sarà sempre carente e inadeguata per descriverne compiutamente la bellezza».
Per te la scrittura - come si tiene ad evidenziare nelle pagine introduttive del libro - è un’esigenza, ma prima di tutto è una gioia. Ci spieghi meglio cosa intendi? E quando ti sei avvicinata alla scrittura?
«La scrittura è il mio mezzo espressivo preferito, spontaneo, immediato, che, spesso, decide per me i tempi e i modi attraverso cui comunicare un determinato contenuto: ecco spiegato il termine di “esigenza”. Quando la mia scrittura trova la forma migliore per connotare un determinato pensiero, mi sento piacevolmente gratificata: in questo modo intendo la “gioia” dello scrivere. Ho iniziato a scrivere molto presto, a tredici anni: mentre frequentavo le scuole medie, ho avuto la fortuna di avere un’eccezionale Insegnante d’Italiano, che ha sostenuto e incoraggiato la mia passione».
Dalle poesie traspare una forte empatia verso il mondo e le persone che ti circondano. Quanto è importante per un poeta saper interpretare i pensieri ed essere empatico per poter mettere nero su bianco le sensazioni e le emozioni?
«Soprattutto durante la mia adolescenza, sono stata una persona molto sensibile, forse anche troppo, considerando la sofferenza provata in alcune occasioni. Ultimamente, mi sto scoprendo più selettiva, forse per un meccanismo di autodifesa, o semplicemente perché la vita comporta dei cambiamenti, in relazione alle esperienze vissute. In ogni caso, le persone che si dedicano alla scrittura, a mio giudizio, devono essere attente alle esigenze dei propri simili, in modo che le loro opere possano acquisire una valenza universale. Nel mio caso, devo percorrere ancora molta strada per arrivare ad un tale livello, e non è detto che io riesca in questo intento».
C'è un momento nell'arco della giornata in cui preferisci scrivere?
«Solitamente scrivo all’alba, prima d’iniziare la giornata, ma questa non è una regola fissa; a volte, un’idea sorge spontaneamente anche nei momenti più impensati; in questo caso devo subito prenderne nota, per evitare che si volatilizzi… parafrasando Vasco Rossi “…perché poi svanisce e non si ricorda più…”».
Sogni nel cassetto e nuovi progetti?
«Relativamente alla scrittura, spero che la sua presenza mi accompagni ancora un po’. Mi piacerebbe, come intento, mettere in ordine tutto ciò che ho elaborato, dividendolo fra prose e composizioni in versi. Considerando che la mia attività ufficiale è quella d’insegnante di Biologia, dovrei essere capace di conciliare il mio lavoro con questo mio progetto». Il libro di Rita Vecchi è disponibile in tutte le librerie italiane, sul sito dell'editore Bertoni e in tutti gli store online.