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Attualità | 09 marzo 2023, 18:40

Legambiente: sulle Alpi neve sempre più rara e costosa

In Italia il 90% delle piste è innevata artificialmente. “Ripensare ad un nuovo modello di turismo sostenibile, partendo da una diversificazione delle attività in montagna”

Legambiente: sulle Alpi neve sempre più rara e costosa

Sulle montagne del Vco è sos neve, una situazione che riguarda anche i rilievi montani della Penisola. “Una neve sempre più rara a causa della crisi climatica, visto che su Alpi e Appennini a causa dell’aumento delle temperature nevica sempre di meno con impatti negativi anche sul turismo invernale. È poi una neve sempre più costosa, dato che per compensare la mancanza di quella naturale, l’Italia punta sull’innevamento artificiale”. A rilevarlo sono i dati del nuovo dossier di Legambiente 'Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell’era della crisi climatica' presentato il 7 marzo a Torino.

L’Italia, stando alle ultime stime disponibili, è tra i Paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale con il 90% di piste innevate artificialmente. La percentuale più bassa è in Germania, con il 25%. Preoccupante per Legambiente il numero di bacini idrici artificiali presenti in montagna ubicati in prossimità dei comprensori sciistici italiani e utilizzati principalmente per l’innevamento artificiale, 16 quelli piemontesi. In parallelo, nella Penisola nel 2023 aumentano sia gli “impianti dismessi”, sia quelli “temporaneamente chiusi” sia quelli sottoposti a “accanimento terapeutico”, ossia quelli che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico, e che nel 2023 arrivano a quota.

Per l'associazione ambientalista “il sistema di innevamento artificiale non è una pratica sostenibile e di adattamento, dato che comporta consistenti consumi di acqua, energia e suolo in territori di grande pregio”. In particolare, l’associazione ha stimato che in Italia il consumo annuo di acqua per l'innevamento artificiale potrebbe raggiungere 96.840.000 di m³, equivalenti al consumo idrico annuo di  una città da un milione di abitanti. Inoltre l’innevamento artificiale richiede “sempre maggiori investimenti per nuove tecnologie ed enormi oneri a carico della pubblica amministrazione”. C'è poi il fattore costo della produzione che sta lievitando, passando dai 2 euro circa a metro cubo ai 3-7 euro della stagione 2022-2023. Per questi motivi Legambiente torna a ribadire “l’urgenza di ripensare ad un nuovo modello di turismo invernale montano ecosostenibile, partendo da una diversificazione delle attività”.

Crisi climatica e impatti su turismo invernale e stagione sciistica

Nel report Legambiente ricorda che nel 2022 è stato l’anno più caldo e secco in oltre due secoli in Italia, il secondo più caldo in Europa. Negli ultimi anni i maggiori incrementi di temperatura si sono registrati nell’arco alpino. L’elevate temperature e lo scarso innevamento producono impatti e ricadute negative anche sul turismo invernale e sulla stagione sciistica. Nella stagione sciistica 2022-2023 per la prima volta nella storia dello sci nel calendario di Coppa del mondo, da inizio stagione a fine febbraio 2023, sono state cancellate/rinviate per il comparto maschile 8 gare su 43, il 18,6% del totale. Per il comparto femminile: 5 le gare cancellate su un totale di 42 (11,9% de totale). Quasi tutte per scarso innevamento e/o temperature elevate.

“La neve artificiale che negli anni ottanta era a integrazione di quella naturale, ora costituisce il presupposto indispensabile per una stagione sciistica, a tal punto che i comprensori per sopravvivere richiedono sempre nuove infrastrutture. Non si considera però – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – che se le temperature aumenteranno oltre una certa soglia, l’innevamento semplicemente non sarà più praticabile se non in spazi molto ristretti di alta quota, in luoghi dove i costi già elevati della neve e della pratica sportiva subiranno incrementi consistenti, tanto da permettere l’accessibilità dello sci alpino unicamente ad una ridotta élite, così come accadeva nel passato. Lo ripetiamo, le nostre montagne stanno cambiando: pochissima neve, nevica più tardi e la neve è più bagnata e più pesante. È la fine di un’epoca, che però deve essere accompagnata da un nuovo modo ecosostenibile di ripensare il turismo insieme ad un nuovo approccio culturale. Per questo è fondamentale sostenere le buone pratiche che si stanno sviluppando nelle nostre montagne”.

 

Olimpiadi Milano-Cortina 2026

 

Nel report Legambiente fa anche il punto sulle Olimpiadi 2026. A tre anni dal via, sono diversi i rischi, i ritardi e le ombre all’orizzonte. “Se da una parte i cantieri delle infrastrutture considerate essenziali-indifferibili risultano già essere in ritardo, dall’altra parte – sottolinea Legambiente – la costruzione di queste opere sarà soggetta a 'procedure accelerate', rischiando di sacrificare così le necessarie valutazioni sugli impatti ambientali e sanitari.Manca ancora un completo cronoprogramma e questo rende molto difficile stabilire se e quali opere verranno effettivamente concluse in tempo per i giochi olimpici e quali saranno realizzate solamente per “stralci”. Per non parlare del rischio di infiltrazioni mafiose”.

 

Buoni e cattivi esempi

 

 

Infine nel report spazio anche ad una settantina di buone idee, ossia di storie di giovani e meno giovani che hanno deciso di puntare su Alpi e Appennini su sostenibilità e senso di comunità. Non manca, infine, un’analisi critica su alcune “cattive idee” che non stanno facendo bene alla montagna.

Il report integrale è scaricabile sul www.legambiente.it

Redazione

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