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Attualità | 12 dicembre 2023, 12:00

Le Associazioni delle Alpi italiane sui lupi: "L'approccio svizzero sia d'esempio"

"L'approccio pragmatico per il contenimento degli animali selvatici è un barlume di speranza, dobbiamo contrastare i pericoli che creano"

Le Associazioni delle Alpi italiane sui lupi: "L'approccio svizzero sia d'esempio"

I Comitati ed Associazioni delle Alpi italiane hanno diffuso un comunicato stampa congiunto, riguardante la regolazione proattiva dei lupi programmata in Svizzera. I firmatari sono Comitato Salvaguardia Allevatori VCO (Piemonte), Adialpi (Piemonte), Associazione Pastoralismo Alpino (Lombardia) e Associazione Salvaguardia Rurale Veneta (Veneto). Questo il testo del comunicato:

“Dall'Italia, da parte di chi maggiormente subisce la presenza e le predazioni dei lupi, comunichiamo un grande apprezzamento per l'attuale approccio pragmatico nella gestione della crescente popolazione dei lupi in territorio elvetico. Lo percepiamo come un barlume di speranza che arriva da appena oltre il confine, in un momento in cui in tutt'Europa assistiamo all’aumento esponenziale del numero di lupi, di attacchi ad animali da compagnia e a domestici al pascolo, in cortile o addirittura nelle stalle e di eventi di avvicinamento (anche con ferimenti) alle persone e alle abitazioni.

In questa situazione di prolungato e senza dubbio innecessario protezionismo, quando in Italia sembrerebbe che i lupi siano sacri ed intoccabili nonostante i danni immensi che provocano, vedere che uno Stato decide di contenere numericamente la propria popolazione dei predatori attraverso precise indicazioni atte a favorire un comportamento più accettabile (educare cioè i lupi a mantenere distanza da animali domestici e centri abitati) fa certamente piacere. Anche in Austria, in particolar modo in Carinzia, abbiamo ultimamente osservato permessi di abbattimenti elargiti con lo scopo di tenere i lupi lontani dalle attività degli esseri umani e per diminuire nettamente i danni provocati dai lupi. Permessi ed abbattimenti messi in pratica all'interno del quadro delle attuali leggi europee, attraverso le cosiddette 'deroghe' previste fin dagli anni '90.

È importante sapere che, grazie ad interventi di abbattimento mirato (per esempio sono stati abbattuti anche tre maschi alfa, uno era quello del branco Beverin, noto per le massicce predazioni su domestici anche di grande taglia) attuati sia quest’anno che nel precedente, i danni agli animali al pascolo nel 2023 sono risultati minori rispetto al 2022, sia in Svizzera che in Austria. Si è potuta così (ri)confermare la tesi sull'efficacia degli abbattimenti per diminuire i danni ai domestici - tesi internazionalmente sconosciuta e non nuova - mentre le prevenzioni passive, con recinti elettrici, e quelle semi-attive con i cani di guardiania, non hanno mai portato a risultati simili a lungo termine. Anzi i lupi hanno sempre, prima o poi, imparato a superare qualsiasi protezione proposta.

Per capire meglio la situazione odierna con lupi assai poco schivi, che si avvicinano ad abitati e si muovono alla luce del giorno, va ricordato ciò che è noto anche in campo scientifico: quella storica paura dell'uomo e l'essere schivi propri dei lupi di un tempo e ora sempre meno, era una paura appresa e trasmessa, più che innata. Derivava infatti dal fatto che l'uomo, per secoli e millenni, per sua natura e per necessità, combatteva attivamente i lupi con ogni mezzo possibile.

Quello che spesso viene dimenticato è che la protezione totale imposta dalle leggi moderne, invece, non può che essere dannosa per il comportamento di un predatore intelligente, opportunista e capace di apprendere dalle esperienze e trasmettere la "lezione" alla prole (animale culturale) come è il lupo. Ed è proprio questa moderna "diseducazione" derivante dalla protezione che attraverso le nuove disposizioni in territorio elvetico si sta cercando di contrastare.

Consci sempre del fatto che un prelievo venatorio del 50% annuo può portare ad una stabilità numerica in una popolazione lupina mentre per farla calare servono prelievi oltre il 50%, finanche al 70%, e che finché sui pascoli ci saranno lupi i nostri animali non saranno mai liberi e felici come prima, rivolgiamo comunque i nostri più sentiti complimenti ed auguri di una buona riuscita alla Svizzera per il suo approccio innovativo e proporzionato alle necessità attuali.

In Italia ad oggi regna la totale non-gestione dei lupi e stiamo assistendo alle deleterie conseguenze quotidianamente con lupi in libera circolazione in paesi e città, dove ci sono stati decine di cani predati e persino persone ferite, mentre si continua ad investire soldi pubblici in progetti Life sempre più assurdi affidati anche ad enti privati, l'ultimo dei quali "LifeWildWolf" (Attenzione: progetto per l'accettazione dei lupi in città). Nutriamo la sincera speranza che anche qui si decida al più presto di prendere esempio dalle nazioni confinanti e finalmente gestire i selvatici con intelligenza e, in particolar modo i lupi, in modo pragmatico e risolutivo. Ne va della nostra tradizione, della nostra ricchezza agraria, della bellezza dei territori rurali e, non in ultimo, della nostra biodiversità.

Purtroppo, abbiamo appreso che già dopo pochi giorni dall'inizio della regolazione proattiva dei predatori, in Canton Grigioni è scattato un effetto sospensivo in seguito ad un ricorso presentato al Tribunale amministrativo federale, pare da associazioni ambientaliste. È un vero peccato che spesso si intromettano questo tipo di associazioni ambientaliste ed animaliste, che tra l'altro spesso basano le loro scelte e convinzioni su fantasie metropolitane invece che sulla realtà dei territori, su ideologie di rewilding assolutamente assurde per i nostri paesaggi rurali montani e le nostre economie integrate nei territori. Qui in Italia, "grazie" a simili ricorsi è dovuto morire, ucciso da un'orsa, un ragazzo di 26 anni, quando sull'orsa in questione già pendevano ordinanze di abbattimento emesse in precedenza dalla provincia di Trento, ma bloccate da ricorsi da parte di ambientalisti/animalisti.

Redazione

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