Cronaca - 06 agosto 2025, 19:00

"Serve una rivoluzione culturale per la sicurezza stradale"

Lettera aperta di un ciclista dopo la tragedia di Premia

A seguito del tragico incidente che ha coinvolto la ciclista Deborah Rolando, riceviamo e pubblichiamo la lettera del dottor Giorgio Arrigoni, medico specialista in Medicina dello Sport e appassionato ciclista. Un appello accorato affinché istituzioni e cittadini si mobilitino per garantire maggiore rispetto e sicurezza sulle strade.

Spettabile redazione

in merito alla tragedia che ha colpito la nostra amica ciclista Deborah Rolando e a molte altre simili avvenute in tutta Italia, desidero condividere alcune riflessioni.

Non intendo entrare nello specifico della vicenda, poiché sarà la magistratura a giudicare l’operato di chi, alla guida del veicolo, ha causato questa tragedia.

Il problema è che noi ciclisti, amatoriali e professionisti, siamo stufi di essere vittime sacrificali di un’inciviltà diffusa e imperante.

Come ha affermato anche il politico locale Massimo Di Bari, è fondamentale un’opera di educazione culturale. Tuttavia, questa educazione non viene svolta, meno che mai dagli organi istituzionali, che sembrano invece alimentare odio e intolleranza, soprattutto sulle strade.

Ciò che davvero servirebbe è la certezza di pene severe per comportamenti pericolosi. Non nascondo la mia simpatia per un vecchio adagio della gioventù:
"Punirne uno per educarne cento".
So che può sembrare una posizione dura, ma oggi abbiamo bisogno di una rivoluzione: la rivoluzione del rispetto sulla strada verso noi utenti deboli. Se non si interviene, crescerà la mentalità della giustizia fai-da-te.

Sento tra molti ciclisti amatoriali, spesso vittime di soprusi e diverbi con altri utenti della strada, la voglia di reagire. Dio non voglia che un giorno si arrivi a sentire di un conducente maleducato e imprudente aggredito da ciclisti esasperati.

Vogliamo davvero arrivare a questo? O vogliamo agire prima, evitando che le nostre strade diventino un far west?

Oltre all’inciviltà, ci troviamo a pedalare su strade disastrate, piene di buche e dissesti, tra semafori, sensi unici alternati e altri ostacoli. Anche noi ciclisti abbiamo diritto al rispetto.

Non sono i dieci secondi che aspettate per superare in sicurezza un ciclista – mantenendo almeno 1,5 metri di distanza – che cambieranno la vostra vita, ma quei dieci secondi possono salvare la vita di qualcun altro.

Pensate se, al posto della povera Deborah, ci fosse stato un gruppo di giovani ciclisti in allenamento: sarebbe stata una strage di ragazzi. Da padre, non esiterei a pensare a una vendetta per un simile dolore.

Per questo motivo chiamo a raccolta tutti i ciclisti della zona: facciamoci sentire!
Organizziamo una manifestazione o un’altra iniziativa forte, che faccia capire alla popolazione e alle istituzioni che questo problema deve essere affrontato.


dott. Giorgio Arrigoni
Appassionato ciclista
Medico specialista in Medicina dello Sport

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lettera firmata