Attualità - 12 ottobre 2025, 19:10

Incidenti in montagna, si abusa troppo della parola “esperti”

"Non sempre chi va nei boschi sa che fuori dai sentieri si nascondono altri pericoli"

Felice Darioli

In montagna il rischio zero non esiste, ce lo ricordano sempre i soccorritori. Un monito che giunge, ancora più dirompente, quando ci si trova davanti ad una tragedia. Titoli sensazionali ci hanno poi (male) abituato a pensare alla montagna matrigna, quando viene definita “assassina”. Ma le cose non stanno proprio così e a riportare, come si suole dire “la barra al centro”, ci vengono incontro le riflessioni di chi la montagna la conosce e la frequenta da sempre. È il caso dell’ossolano Felice Darioli: una vita trascorsa nel soccorso alpino (anche con ruoli apicali) ossolano e piemontese. 

"A mio modo di vedere anche la parola “esperti” viene abusata un po’ troppo – spiega Darioli, bognanchese, oggi 78enne -. Mi riferisco in particolare a quando ci si riferisce ai cercatori di funghi, dopo un grave incidente dall’esito tragico e che vengono appunto ricordati come “esperti”. Senza guardare i singoli casi ma, per un discorso generale, purtroppo non sempre chi va nei boschi sa che fuori dai sentieri si nascondono altri pericoli”.

Insomma, la cosiddetta esperienza, infatti, è qualcosa che va ben oltre il numero di ore e di giornate che si passano in montagna ma è un processo lento, un qualcosa che si acquisisce col tempo, facendo anche tesoro dei fallimenti e attingendo, giorno dopo giorno, escursione dopo escursione, dal proprio vissuto, in montagna.

Marco De Ambrosis