Attualità - 27 novembre 2025, 19:05

Luca Di Coscio, responsabile della segreteria del comune di Domodossola, va in pensione

Questa sera l'ultimo consiglio e domani l’ultima timbratura: una vita professionale iniziata nel 1985 tra carte carbone, fax e tanti ricordi umani. “Questo posto è stata la mia seconda casa”

Domani alle 12.30 Luca Di Coscio timbrerà il cartellino per l’ultima volta nel comune di Domodossola. Dal 1° dicembre sarà ufficialmente in pensione, dopo 40 anni e 11 mesi di servizio trascorsi quasi interamente in segreteria generale. Questa sera, per lui, sarà anche l’ultimo consiglio comunale vissuto nel suo storico ruolo.

Un cammino professionale iniziato il 2 gennaio 1985, quando Di Coscio entrò in comune dopo essere stato assunto cinque anni prima al carcere mandamentale di Domodossola, che allora si trovava nell’attuale sede della Croce Rossa. Aveva vinto un concorso comunale ed era stato inserito come sorvegliante. “Eravamo in borghese, eravamo in sei, non equiparati alle guardie carcerarie”, ricorda.

Nell’aprile del 1990, una legge nazionale decretò la chiusura di tutti i carceri mandamentali e i sei sorveglianti furono assorbiti dal comune. Per Di Coscio iniziò un anno nell’area cultura, istruzione e ambiente a Palazzo San Francesco. Poi arrivò la svolta: durante l’amministrazione del sindaco Maurizio De Paoli, il segretario comunale Bellomomo lo chiamò in segreteria, conoscendo la sua passione per la scrittura e qualche precedente collaborazione giornalistica. “Così, ai primi di settembre del 1991, iniziai a lavorare in segreteria, e da lì sono sempre rimasto”, racconta.

Quasi quarantuno anni di servizio permettono uno sguardo privilegiato sull’evoluzione della macchina amministrativa. E Di Coscio, con la consueta sincerità, lo conferma: “Mi rendo conto che la semplificazione tanto annunciata non è mai avvenuta. C’è meno carta, sì, ma molta più digitalizzazione: il lavoro è aumentato tantissimo”.

Quando iniziò, il comune aveva solo due computer e le delibere si scrivevano con la carta carbone in sette copie. Internet non esisteva: “Avevamo un collegamento con la Prefettura che non funzionava mai. Il fax arrivò dopo.” Il mondo è cambiato, ma per Di Coscio il cambiamento più grande è stato umano. “Ho tanti ricordi. Tutti i colleghi sono stati fantastici, anche i nuovi assunti: ragazzi motivati, in gamba. In comune mi sono sempre sentito in famiglia, a casa mia. Vado via con tanta serenità”.

Nel suo lungo percorso ha visto alternarsi molte amministrazioni e tanti sindaci. “Il periodo più bello? Quando non c’erano ancora le elezioni dirette del sindaco. Le segreterie politiche contavano tantissimo e i giochi politici cambiavano di continuo. Si andava a dormire con un sindaco e il mattino dopo ci si ritrovava con un altro”. Tra i ricordi più curiosi, anche un consigliere comunale rimasto in carica per cinque legislature, 25 anni, senza mai intervenire: “Non gli era mai stato concesso”, sorride.

E sul ruolo del sindaco: “La figura del sindaco è molto cambiata. Sono un po’ nostalgico dei primi anni, quando il sindaco saliva sullo spazzaneve e puliva le strade innevate, come durante la storica nevicata del 1985. Oggi è un ruolo più manageriale. Mi manca un po’ quella figura”.

Di Coscio è sempre stato considerato super partes ed equilibrato. Una qualità che lui attribuisce proprio agli anni in carcere: “Lì ho imparato cosa significhi essere imparziali: devi avere lo stesso atteggiamento con chi ha commesso un reato gravissimo e con chi magari ha solo guidato senza patente”.

Questa sera Di Coscio assisterà, e lavorerà, al suo ultimo consiglio. Lui, che per anni ha trascritto gli interventi manualmente, prima dell’era digitale. “Vivo questo momento con serenità anche se non mi sembra quasi vero. Il finale dei miei ultimi giorni di lavoro mi piace molto: sono sereno, questo posto è parte di me. Mi sono impegnato tanto a livello personale, ho ricevuto altrettanto ma è un distacco sereno. Sono riconoscente, grato. Posso dirlo: è stato bello.”

E dopo la pensione? Di Coscio ha già qualche idea. “Camminerò, riprenderò a correre, andrò in montagna. Farò qualche cammino e probabilmente mi impegnerò nel volontariato, forse con gli animali”.

Il consiglio comunale di Domodossola saluterà così questa sera una figura che, per quasi quarantun anni, ha rappresentato la memoria, l'equilibrio e la continuità nella vita amministrativa della città. Una presenza discreta ma fondamentale, che ora si concede il meritato riposo con la serenità di chi sa di aver dato tanto e ricevuto altrettanto.

Miria Sanzone