Attualità - 20 dicembre 2025, 14:50

Frontalieri: polemica sulla tassa sulla salute, 5Stelle: ''Come può Preioni continuare a negare?''

Il gruppo territoriale Vco accusa il sottosegretario regionale: "I documenti parlano chiaro"

Il gruppo territoriale Vco del Movimento 5 Stelle torna sul tema della tassa sulla salute per i lavoratori frontalieri, all’indomani delle dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza della regione Piemonte Alberto Preioni. Quest’ultimo aveva a sua volta replicato alla capogruppo del M5S in regione Sarah Disabato, che accusava la giunta Cirio di aver dato parere positivo alla norma; un’affermazione negata da Preioni. Queste le parole Imerio Frattini, responsabile del gruppo territoriale pentastellato del Vco:

“A chi si è addentrato nei commenti sui social non sarà sfuggita la “finezza” del sottosegretario regionale Alberto Preioni che, in modo tanto esplicito quanto sintetico, ha liquidato il nostro articolo con un termine colorito e, francamente, poco istituzionale: «Palle». Per chi fa finta di non capire – e se così non fosse sarebbe ancora più grave – riportiamo di seguito un estratto della risposta ufficiale della giunta regionale, firmata dall’assessore Federico Riboldi, quindi dallo stesso esecutivo di cui Preioni fa parte: «La conferenza delle regioni (…) ha espresso parere favorevole al relativo provvedimento (cosiddetta “tassa della salute”, ndr), ritenendo che (…) possa consentire un’applicazione efficace e conforme del provvedimento».

Alla luce di questo documento ufficiale, come può il sottosegretario Preioni continuare a sostenere il contrario? Tanto più che oggi è stato pubblicato il decreto del ministero della salute del 14 novembre 2025, che dà piena attuazione a quanto già previsto dalla Legge di Bilancio 2024–2025, introducendo un contributo obbligatorio alla sanità italiana per alcune categorie di lavoratori frontalieri impiegati in Svizzera. Riteniamo quindi necessario ricordare, soprattutto ai frontalieri ma anche ai rappresentanti politici di Lega e Fratelli d’Italia, di che cosa si tratta concretamente. Il cosiddetto “contributo” riguarda i lavoratori frontalieri residenti in Italia (nella fascia dei 20 km dal confine, Vco incluso) che usufruiscono del Servizio Sanitario Nazionale italiano (Ssn) oppure che abbiano esercitato il diritto di opzione per l’assicurazione malattia (Svizzera o Italia). Si tratta di una quota annuale di compartecipazione alla sanità italiana, definita “contributo” (che però risulta obbligatorio!) perché, se fosse qualificata come tassa, risulterebbe illegittima. L’importo è calcolato tra il 3% e il 6% del salario netto svizzero, con criteri di progressività legati al reddito e ai carichi familiari, entro limiti mensili compresi tra 30 euro minimi e 300 euro massimi per ogni mese lavorato. Il frontaliere avrà l’obbligo di comunicare il proprio reddito e la situazione familiare e di versare attivamente il contributo alla regione, con il rischio di incorrere in sanzioni per eventuali errori burocratici o nel raddoppio dell’importo in caso di mancato pagamento o di omessa comunicazione dei dati. Le somme confluiranno direttamente nella regione di residenza (nel nostro caso il Piemonte, quindi il Vco) e, almeno sulla carta, dovrebbero essere destinate prevalentemente all’aumento di stipendi e indennità di medici e infermieri nelle zone di confine, nonché a un potenziamento fino al 30% dei servizi socio-sanitari locali (compreso l’housing sociale).

Quali saranno le conseguenze per un frontaliere del Vco? Nel breve periodo (2024–2026) l’impatto sarà immediato sul reddito: una nuova trattenuta indiretta che, pur non essendo definita “tassa”, comporterà un costo annuo stimato tra 360 e 2.400 euro, a seconda del reddito e dei mesi lavorati. Nel medio termine (3–5 anni) il contributo verrà progressivamente normalizzato, diventando di fatto strutturale. In conclusione, grazie alle scelte di Lega e Fratelli d’Italia, un frontaliere del Vco si troverà con un reddito netto più basso, maggiore burocrazia e minori vantaggi legati al frontalierato, il tutto in cambio di un potenziamento dei servizi sanitari locali che, allo stato attuale, appare più illusorio che reale. Servizi che avrebbero bisogno di ben altri investimenti e di una pianificazione seria e credibile, che oggi – per la regione Piemonte – continua purtroppo a sembrare una chimera”.

l.b.