Anzasca - 09 febbraio 2021, 15:10

Prede uccise dai lupi vicino alle case: cresce la preoccupazione dei pastori

Il presidente Aree Protette delle Alpi Cozie Deidier: “La biodiversità si riduce in assenza della pastorizia. Perdiamo da decenni razze preziose, a limitata diffusione”

Prede uccise dai lupi vicino alle case: cresce la preoccupazione dei pastori

Prede uccise dai lupi vicino alle case: cresce la preoccupazione dei pastori Il presidente Aree Protette delle Alpi Cozie Deidier: “La biodiversità si riduce in assenza della pastorizia. Perdiamo da decenni razze preziose, a limitata diffusione”

Negli ultimi tempi la Valle Anzasca è stata teatro di grandi e ripetute predazioni da parte dei lupi. Da Macugnaga in giù si segnala la ripetuta e certa presenza del grande predatore che si avvicina sempre più alle case. Data la stagione invernale le prede sono ungulati (camosci, caprioli e cervi), ma l’allarme e la preoccupazione montano.


Abbiamo sentito Enzo Bacchetta, attivo con i gruppi di allevatori: 'Valligiani e Allevatori – Valle Anzasca' – 'Salviamo la montagna – Valle Strona' e 'Valsesia No Lupo', è lui che inquadra l’attuale situazione: “Continuano le segnalazioni di predazioni di selvatici in tutto il territorio dell’Anzasca, ma quello che preoccupa è la presenza dei lupi a ridosso dei paesi anzi all’interno degli stessi. A Bannio si segnalano uccisioni di animali davanti alle case a Parcineto e Valpiana. Io che posseggo alcuni asinelli che normalmente lasciavo fuori in un ampio recinto, soluzione assai gradita dagli animali. Adesso alla sera devo rinchiuderli ossia fare l’esatto contrario di quello che sarebbe il benessere dei miei animali, perché di notte il lupo arriva tranquillamente in paese”.


Il problema lupo visto dal presidente delle Aree Protette delle Alpi Cozie

Il problema rappresentato dal lupo oramai riguarda tutto il territorio alpino e non solo. Nei giorni scorsi anche Mauro Deidier, presidente delle Aree Protette delle Alpi Cozie e compartecipe del progetto Wolfalps ha chiesto chiarimenti sui costi e sui risultati del progetto europeo:

Comprendo bene – dice Mauro Deidier - il fatto che la necessità di tutela del predatore sull'intero arco alpino imponga uno sforzo rilevante, ma è al contempo proprio ciò che mi preoccupa: mi paiono davvero eccessive le forze ed anche le risorse economiche messe in campo che a prescindere dal soggetto erogatore sono pur sempre risorse pubbliche: stiamo parlando nelle due fasi, di un progetto lupo dal valore di oltre 20 milioni di euro a cui si aggiungono ulteriori rilevanti costi indiretti sostenuti dai molteplici enti partner”.


“I messaggi celebrativi sul ritorno del predatore – prosegue il presidente Deidier - con numerose iniziative intitolate non a caso 'dalla parte del Lupo', 'viva il Lupo', ecc. che pullulano anche nell'ambito del progetto Wolfalps, sono inondate da elogi riconducibili ad una platea di persone alle quali non importa nulla dell'impatto sulle attività pastorali con insulti pesanti e continui anche solo se qualcuno si azzarda a mettere in forse tali celebrazioni per i danni che arreca in talune aree la presenza eccessiva del predatore”.


Nulla è più come prima, quando arriva il lupo

Un guardiaparco delle Alpi Cozie ha scritto "Il lupo arriva e, da professionista, aggiusta i guasti causati dall'inesperienza o dall’imperizia di altri, di solito, umani. Costringe a migliorare i comportamenti di tutti gli utilizzatori del territorio, si tratti di pastori, cacciatori, escursionisti, ciclisti, guide alpine, operatori forestali, amministratori, guardie. Nulla è più come prima, quando torna il lupo e il prezzo da pagare è molto elevato”.


Nel bergamasco è partito il progetto Pasturs

Il progetto Pasturs, promosso dalla Coldiretti di Bergamo con il WWF che fra l'altro ha proposto in questi anni sperimentazioni non calate dall'alto ma organizzate dai pastori stessi, come il progetto “Un'estate da pastore”con gruppi di giovani volontari che "affiancano i pastori nel lavoro pratico di ogni giorno nel montaggio e smontaggio recinti, nella sorveglianza delle greggi, nella gestione dei cani da pastore con stages da una settimana a due mesi validati anche tirocini universitari con relativi crediti formativi".


La biodiversità si riduce enormemente in assenza della pastorizia

Ancora il presidente Deidier: “Ho chiesto al Prof. Luca Battaglini, autorevole docente di Scienze forestali e ambientali presso l'Università di Torino, un parere sul discorso arricchimento biodiversità in una situazione di ritorno del predatore e di contestuale contrazione della pastorizia e mi ha scritto "Che il lupo arricchisca di biodiversità la montagna non è dimostrato, ma grazie all'abbandono della montagna si affermerà sempre di più. Perderemo prati, pascoli (quei pochi che restano) e avremo boschi ingestibili. È questa la biodiversità che cerchiamo grazie alla difesa dei cromosomi del lupo (che peraltro perderemo pure... a forza di incroci e indebolimento della specie)".


Biodiversità e rimborsi adeguati

La biodiversità si riduce enormemente in assenza della pastorizia. Fra l'altro perdiamo da decenni razze preziose, a limitata diffusione. Animali resilienti. Il lupo aiuta... Non è anche questa biodiversità? Lo sappiamo bene. I servizi eco-sistemici (produzione, difesa habitat, biodiversità, socio-culturali...) che offre il lupo sono di gran lunga inferiori a quelli offerti dall'allevatore pastore e dai suoi animali. Quando arriveremo a quantificare (monetizzare) il valore per riconoscere il giusto a chi esercita il mestiere di allevatore in montagna? Il rimborso dei danni agli allevatori, quando avviene, è anche avvilente perché non considera la dignità di chi alleva ed il valore dell'animale non è solo monetario, ci sono danni materiali ed immateriali. Il senso di questa iperprotezione lo si trova solo nella volontà di desertificare la montagna”.


Tutela del lupo ma anche contenimento numerico

Restando comunque – conclude il presidente Deidier – in un'ottica di tutela del predatore da ogni possibile rischio di estinzione, sono però convinto che occorrerà che Stato e Regione si pongano a breve il problema di analizzare la situazione ed attivare tutti gli interventi possibili per assicurare una gestione numerica sostenibile del predatore ad iniziare dalle aree in cui si determinano i maggiori conflitti dovuti ai danni al sistema pastorale. In questo la Francia insegna avendo già, da un paio di anni, introdotto una regolare esperienza di contenimento”.

 

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