Teatro La Fabbrica aperto ieri per una sera. Non per ripartire con le attività, ma per dare un segnale di speranza e richiedere attenzione. Anche il teatro villadossolese ha aderito all'iniziativa dell’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo che invitando i responsabili dei teatri italiani, da quelli più piccoli fino ai grandi, a illuminare e tenere aperti i propri edifici la sera del 22 febbraio, hanno voluto accendere i riflettori sulle difficoltà degli operatori dello spettacolo fermi da un anno per le norme anticovid.
Per circa un'ora ci sono stati flash mob, balletti, brevi performance musicali. All'iniziativa era presente il sindaco Bruno Toscani, l'impiegato comunale addetto al teatro Roberto Bassa e tanti artisti che ruotano attorno al teatro La Fabbrica. C'erano i componenti della Filarmonica con il presidente Daniele Gnoato, la scuola di danza Batterfly di Assunta Zavettieri, la scuola di teatro di Nicol Quaglia, c'erano le maschere del teatro, il critico d'arte Giuseppe Possa, i volontari Aib. «Il nostro teatro così bello è brutto vederlo vuoto- ha detto il sindaco Bruno Toscani - ma lo riapriremo. Stiamo vivendo questo momento con grande tristezza: non poter trasmettere la cultura all'interno di queste splendide sale per noi è motivo di tristezza. Siamo fiduciosi, tutti sono pronti. Penso che prima o poi, in sicurezza, riusciremo a ritrasmettere quello che abbiamo sempre fatto in questi vent'anni. Manca non solo la stagione teatrale, che è il nostro fiore all'occhiello, ma manca tutto: le scuole di danza e di teatro, mancano le mostre. Questo era il cuore pulsante della nostra Villadossola. La serata è nata su richiesta della Fondazione Piemonte dal Vivo, con la quale collaboriamo per la della stagione di prosa».
«Siamo ansiosi di tornare a svolgere la nostra attività- ha detto il presidente della Filarmonica Daniele Gnoato- che è quella di insegnare e diffondere la musica sul territorio, dateci la possibilità di svolgere le nostre attività in totale sicurezza».
«La fabbrica ha ampi spazi espositivi e sarebbe bene aprirli – ha detto il critico d'arte Giuseppe Possa - perché non vedo la differenza tra un bar, un ristorante e una sala mostre, anche perché l'arte era già in decadenza prima del Covid . Lo spazio qui è talmente ampio e c'è la possibilità di tenere le giuste distanze e quindi le mostre potrebbero essere fatte. Speriamo che venga riaperto per dare la possibilità anche ai lavoratori che si dedicano al teatro e all'arte di avere anche loro il proprio spazio».
«Siamo qui a protestare e a chiedere di poter riaprire- dice Assunza Zavettieri – facciamo lezione on line ma non è la stessa cosa anche se la partecipazione è alta».