Torna in forse il passaggio di proprietà della clinica Santa Chiara concordato il 14 maggio con la Moncucco. Il pretore di Lugano ha accolto il ricorso di alcuni azionisti, in disaccordo con i soci di maggioranza sulla scelta dell’acquirente, e ha nominato un commissario al quale ha affidato l’incarico di esaminare le sei offerte pervenute. Tra le quali c’era anche quella dell’Ente ospedaliero cantonale, l’opzione preferita dai sindacati d’oltreconfine perché ritenuta più garante del mantenimento dei posti di lavoro, parte dei quali coperti da mano d’opera frontaliera.
All’origine della crisi finanziaria della struttura sanitaria, l’emergenza Covid e i ritardi lamentati dalla proprietà nella corresponsione dei contributi a copertura delle prestazioni durante la prima ondata della pandemia dello scorso anno. Ritardi in seguito ai quali, la direzione sanitaria, aveva motivato la sospensione dei tirocini professionali. Erano insorti i sindacati. Dura la replica di Manuele Bertoli, direttore del competente dipartimento cantonale, che aveva reagito minacciando la sospensione dei pagamenti.