Attualità - 24 dicembre 2021, 20:20

Gli auguri di Natale di don Vincenzo Barone

"Buon Natale a chi cerca un lavoro, a chi già lavora, a chi, con grande impegno, procura lavoro per molti. Buon Natale a chi desidera formare una nuova famiglia e a chi la difende con tutte le proprie forze"

Gli auguri di Natale di don Vincenzo Barone

Carissimi... il Natale ritorna.

Il suo ritorno annuale può anche generare noia e fastidio se ciò che si ripete manca di senso, non accende un certo stupore, non apre alla speranza, come può ancora essere motivo di meraviglia, di certezza perché da sempre pensati e amati da un Dio che per questo amore si dà tutto per noi. Siamo così sicuri che anche nella nostra città gli aspetti ritenuti più ovvi e caratteristici delle festività natalizie abbiano davvero a che fare con la fede in Gesù, nato da Maria, venuto nel mondo per narrare a tutti il volto misericordioso di Dio? Torniamo alle radici: cosa pensiamo davvero quando diciamo “Natale”? Cosa è il Natale? Chi è il Natale? Riscoprire e riaffermare i veri significati della festa che sono quelli propriamente cristiani – il Dio si è fatto uomo perché ha tanto amato il mondo – non significa rinchiudersi in un ghetto esclusivo, ma mostrare la creativa capacità di narrare con il linguaggio della nostra cultura in mutamento la perenne “buona notizia” che riguarda tutta l’umanità: la nascita di Gesù, che è abbraccio tra giustizia e verità, è incontro fecondo tra cielo e terra, è speranza e promessa di pace e di vita piena. Insomma, Lui è venuto a far risplendere la nostra umanità in tutta la sua bellezza. La speranza non muore e la suggerisce e sostiene personalmente il Natale che celebra la nascita del Figlio di Dio tra noi. Gesù non è venuto a cambiare magicamente le cose, ma ad offrirci l’energia, la pazienza, la costanza per cambiarle. Stiamo più attenti a “dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano”. A volte, per dare speranza, basta essere “una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dare una parola di stimoli, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza”. “Se un uomo sogna da solo, il suo rimane un sogno. Se invece molti uomini e donne sognano insieme, allora diventa l’inizio di una nuova realtà” Ciascuno di noi ha nel cuore il desiderio di realizzare qualcosa di bello e di buono per sé e per la realtà che lo circonda; se questo desiderio non si trasforma in sogno collettivo la nostra realtà non può cambiare. Mai come ora abbiamo bisogno di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di guardare ad un orizzonte più ampio, e pensare a grandi ideali per ripartire con nuovo slancio nella costruzione di un bene comune. Il malessere sociale nel Paese è grande e comprensibile. Si scontrano due esigenze: salute ed economia. Se la priorità si dà alla salute (come è giusto) si compromette l’economia. Se la preferenza è data all’economia si mette a rischio la salute e la vita di migliaia di persone. Un intreccio perverso che lascia molti scontenti e vittime sul campo. Aggrava il tutto il fatto che il Paese ha perso la coesione sociale che aveva dimostrato nella prima ondata del virus. Il dilagare dell’individualismo e la difficoltà di “pensare insieme” il futuro all’interno di orizzonti condivisi desta forti preoccupazioni soprattutto sul destino dei giovani, ai quali la vita sociale sembra non offrire prospettive e risposte alle domande fondamentali del vivere. Nessuno può salvarsi da sé o pretendere di avere in mano la soluzione per tutti i problemi: la sfida del futuro deve riguardarci e impegnarci insieme, coralmente, per il bene delle persone e della comunità. Vorrei che sotto l’albero di Natale della nostra città ci fosse il regalo della speranza: ognuno di noi ha bisogno di poter credere in un futuro diverso per sé e per i propri figli; ognuno di noi ha bisogno di pensare alle positività che rendono la nostra vita unica e speciale. Gesù viene nonostante il perdurare di quest’emergenza e sceglie ancora di nascere lì dove non ce lo saremmo mai aspettato: nella precarietà delle nostre relazioni, nell’angoscia delle nostre solitudini, nella vulnerabilità delle nostre famiglie, nell’inadeguatezza delle nostre comunità. È lì che risuonerà ancora l’annuncio che apre alla gioia: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. (Lc 2,1-14)

Dio nasce nel modo più ordinario e banale possibile, senza effetti speciali o luci artificiali. Ospitarlo e rimetterlo al centro della nostra vita è ciò che ci permette di trovare le ragioni di quei valori che altrimenti rischiano di essere solo slogan vuoti, o parole al vento. Buon Natale a chi non ha motivi per sorridere, ma sa bene che dopo la notte più buia il sole sorge più caldo che mai; Buon Natale a tutti gli ammalati, coloro che vivono nella sofferenza, le famiglie che sono in lutto per la morte dei loro cari, gli anziani che in questi mesi sono i più fragili e vulnerabili, i giovani e i bambini con i loro genitori.

Il Natale di Gesù porti pace nel cuore, luce e un po’ più di serenità che ci viene dalla certezza che non siamo soli: Lui è sempre con noi, soprattutto nell’ora della prova, della tristezza e del dolore. Buon Natale a chi cerca un lavoro, a chi già lavora, a chi, con grande impegno, procura lavoro per molti. Buon Natale a chi desidera formare una nuova famiglia e a chi la difende con tutte le proprie forze. Buon Natale a chi questa città l’ama in maniera incondizionata, senza se e senza ma, ed è pronto ad attuare ogni sforzo possibile per renderle “città di tutti”.

Buon Natale a tutti.



Redazione

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