Cronaca - 18 gennaio 2022, 19:20

Addio a Tino Zambonini, imprenditore e alpinista

Ha legato il suo nome anche ad alcune importanti salite sul Monte Rosa, e tra tutte spicca la prima invernale al Piccolo Fillar

Addio a Tino Zambonini, imprenditore e alpinista

Nei giorni scorsi è mancato ad 84 anni Emilio Zambonini. Da tutti conosciuto come Tino, Zambonini è stato una delle figure di spicco dell’imprenditoria anzaschina.

Dopo aver lavorato come panettiere assieme al padre Rinaldo ha iniziato a fare l’autotrasportatore ed infine, negli anni ‘70 ha avviato un commercio di materiali per l’edilizia diventando uno dei maggiori protagonisti della modernizzazione urbanistica in Valle Anzasca.

Tino Zambonini ha legato il suo nome anche ad alcune importanti salite sul Monte Rosa. Fra tutte spicca la prima invernale al Piccolo Fillar.
Quella memorabile ascensione la ricorda Claudio Schranz: "Luciano Bettineschi, “il Gatto del Rosa”, dice: “La via Bisaccia-Bramati al Piccolo Fillar non è mai stata ripetuta e mai fatta in inverno”. Detto, fatto ci troviamo in quattro: io, Luciano Bettineschi, Vittorio Bigio e Tino Zambonini. Prima tappa, Bivacco Belloni.
Il termometro segna -16°C quando partiamo, sci ai piedi fino alla base dello Jägerhorn, qui calziamo le racchette da neve e dopo un paio d’ore, siamo all’attacco della parete che si presenta piena di neve e ghiaccio, è proprio tanto sporca! Luciano supera la crepacciata terminale e attacca una serie di tiri davvero molto difficili. Lo seguiamo. La parete diventa sempre più verticale, scarsa di appigli. In punta di ramponi arriviamo alla base di un diedro super ghiacciato. Seguono una serie di tentativi per passare e in uno di questi. Si sale e iniziano le difficoltà più serie. Un piccolo nevaio si trasforma nel nostro primo bivacco. Scavata un’angusta galleria ci infiliamo e trascorriamo la notte al sicuro dai pericoli. All’indomani è sereno, la temperatura è -15°C, attacchiamo decisi, mancano all’incirca 400 metri di dislivello. Inizia il pezzo più impegnativo, un diedro di un centinaio di metri, ghiacciatissimo. Arrampichiamo con i ramponi, le mani gelate non trovano appigli. Solo con un interminabile lavoro di chiodatura riusciamo a salire. Alle due del pomeriggio il diedro è superato, ma sul Rosa scende la bufera che velocemente ci avvolge e ci lascia praticamente al buio, non si vede più nulla. Riusciamo ad arrivare su un terrazzino e piazzare la piccola tenda subito danneggiata dalle impetuose raffiche. Tino e Vittorio restano sotto ai resti della tenda. Luciano sull’ultimo angolo della cengia e io rannicchiato su un micro spiazzo scavato da me e ben ancorato con quattro piccozze per tenermi saldo sul sottostante vuoto. In quell’interminabile notte, ci chiamiamo spesso, nessuno deve addormentarsi, sarebbe la fine. Notte da incubo, ma al mattino la bufera, com’è arrivata si placa. Ma restano ancora 200 metri da salire. Con rabbia, determinazione, volontà e in religioso silenzio arriviamo in vetta e ci stringiamo in un grande immenso abbraccio. La salita è vinta, l’invernale conclusa".

Va ricordato che la via Bisaccia-Bramati al Piccolo Fillar è ritenuta una delle più difficili vie di roccia tracciate sul Rosa.
Tino Zambonini era stato sposato con Luciana Voletti da cui ha avuto quattro figli, Daniela, Lucio, Claudio e Alberto.

Walter Bettoni

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