Riportiamo alcune considerazioni del presidente delle Aree Protette dell’Ossola Vittoria Riboni sulla tutela dell'ambiente nella Costituzione italiana.
L'8 febbraio 2022 la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva, la proposta di legge costituzionale recante “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente”.
In particolare, il testo dell’art. 9 è stato modificato come segue: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
Cosa significherà pertanto per la montagna e la sua tutela? Sicuramente sarà necessario tornare alle origini e dare nuova forza e legittimità alle ragioni che hanno visto nascere i parchi naturali. La legge regionale n.14 del 1978 di istituzione del Parco Naturale dell'Alpe Veglia, infatti recita all'articolo 3 (finalità) punto 4) “promuovere e valorizzare le attività agro-silvo-pastorali, qualificando le dotazioni agricole e garantendo la continuità del pascolo montano, indispensabile fattore per il mantenimento dei valori ambientali e paesaggistici della zona”. Mentre il punto 3) recita: “promuovere la qualificazione delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni locali.”
Già nel 1978 quindi la valenza ambientale della cultura rurale non era solo riconosciuta ai sensi di legge ma era anche chiaro che tale valenza poteva essere salvaguardata solo attraverso lo sviluppo economico della comunità locale. Seppure le normative recenti hanno continuato a ribadire questi due concetti, si pensi ad esempio all'art 2 comma 3 della direttiva habitat “Le misure adottate a norma della presente direttiva tengono conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”, è pensiero ormai comune che la tutela dell'ambiente sia fine a sè stessa (e non legata alla salute del genere umano) e che il bene della montagna possa passare attraverso il rewilding.
La connotazione fortemente rurale a valenza anche paesaggistica e ambientale degli attuali Parchi Veglia Devero e Alta Valle Antrona dimostra che così non è. Nel 2004 il nostro Ente partecipò con successo ad un progetto LIFE natura 2000 in cui una proficua collaborazione con gli agricoltori del Parco portò ad individuare le buone pratiche agricole che miglioravano la biodiversità del pascolo e con essa la qualità dei prodotti.
Nel numero 78 di Meridiani e Montagne, descrivendo il concetto di wilderness il testo narra:
"Certo, selvaggio è bello, la natura fa star bene! Eppure, paradossalmente, per preservare la biodiversità non si può lasciar fare solo alla natura. Ci vuole l'uomo. Uomo che mantenga in vita gli alpeggi e non li consegni alla rinaturalizzazione. Ecco come avviene questo interessante processo: il pascolo porta un aumento del numero di specie di fiori ed erbe, che a sua volta porta l'aumento di specie di insetti. Un maggior numero di insetti favorisce la presenza di piccoli animali che se ne nutrono, come anfibi, uccelli e pipistrelli; a loro volta cibo per altri predatori più grossi. E' una catena che parte dallo sterco delle mucche e arriva al lupo o ai camosci. Dunque, pur nel totale rispetto della natura selvaggia, forse è ora di tornare a investire nei pascoli d'alta quota e nella presenza dell'uomo".
Pertanto, più in generale, la salvaguardia della cultura rurale e quindi della comunità locale ad essa legata diventa un dovere costituzionale che richiede oggi una adeguata declinazione normativa, nonché una nuova consapevolezza e valorizzazione del ruolo “ecologico” dell'uomo in montagna che si esplicita attraverso le quattro principali azioni: coltivare, allevare, manutenere e gestire. Ruolo non delegabile ad alcuna specie animale o vegetale ma che richiede un ritrovato atteggiamento etico e responsabile.
Vittoria Riboni
Presidente delle Aree Protette dell’Ossola