Molti ricorderanno la storia di Richiaglio balzata agli occhi della cronaca nel lontano 1982 per un caso di suicido e di relativo stato di abbandono venuto alla luce a causa di quest’increscioso fatto.
Signora in una malga di Richiaglio
Molti bambini e anziani vivevano in baite non riscaldate, a volte in fienili accanto alle mucche. I giornali torinesi apostrofarono questo villaggio come un pezzo di Ande tramandato sino a noi.
Il ritaglio di un giornale
Si mossero le televisioni nazionali, fummo noi stessi gli artefici come CAI degli aiuti portati, adottando di fatto questa borgata. Sotto i riflettori della casella di solidarietà di “Superflash” condotta da Mike Bongiorno, fu loro asfaltata la strada e donati aiuti concreti attraverso le autorità comunali. Oggi Richiaglio è rimasto “un antico borgo” della provincia di Torino ideologicamente, ma vive la stessa dignità degli altri villaggi di montagna abbarbicati su valli laterali.
Richiaglio infatti si raggiunge valicando il Colle Lys (sopra Rubiana) per chi transita dalla valle di Susa, scendendo poi in valle di Viù superando Bertesseno, Colle San Giovanni, sino al bivio per Biolai, ove sulla destra vi è la stradina ora asfaltata che in 5 Km conduce in discesa a Richiaglio. Per chi arriva dalla Valle di Lanzo dopo aver raggiunto Viù, deve valicare il ponte sulla Stura, per immettersi sulla strada che conduce al valico divisorio del Colle del Lys e dopo aver superato i villaggi di Fucine e Molar, s’incontra alla sinistra il bivio per Biolai e per la frazione di Richiaglio.
La bacheca con le vie di salita di questo monolito
Ebbene qua giunti, proseguendo per l’unica strada sterrata della frazione si raggiunge il Ponte del Diavolo, dopo aver superato Case Parpaglione; e dove riappare l’abitato di Biolai, s’intravede oltre il torrente “Ricchiaglio” (il corso d’acqua mantiene la doppia “C” ed è in questa zona che è in progetto la costruzione del discusso invaso di Combanera), il curioso “Monolito della Torretta”, anche raggiungibile da Bertesseno, scendendo per una strettissima stradina asfaltata a “Le Crue”, “Gli Stretti”, Case Torretta, fino al Ponte del Diavolo, ma sull’altra sponda ove si trova il monolito in questione. Il ponte è solo pedonale, quindi i due transiti non sono collegati tra di loro.
L’attacco della via normale della Torretta
“La Torretta di Richiaglio” è un curioso monolito alto circa 25 m ed è uno dei più significativi gendarmi rocciosi che dista da Torino meno di 40 Km, situato ai margini di un bosco in un prato dal quale svetta solitario, spettacolare ed unico nel suo genere con fantastiche linee verticali che gli conferiscono un vago profilo di volto, simile ad un “pellerossa”. Anche per gli escursionisti è un luogo da visitare per la particolarità del luogo e la piccola forra che si apre sotto il Ponte del Diavolo. Luogo immerso in una faggeta sempre in ombra anche d'estate. Roccia davvero particolare di misto gneiss-serpentino con alcuni punti addirittura a canne.
Vie d’arrampicata:
Parete ovest (via normale), sviluppo 25 m, difficoltà massima di IV grado
Quota del monolito: 800 m circa
Esposizione arrampicata: prevalentemente a nord per le vie più impegnative.
Il monolito consta di 2 settori uno di placche appoggiate con vie fino al 6a e l'altro adiacente verticale e strapiombante con vie molto belle e abbastanza atletiche fino al VII°. Di poco staccati di qualche metro da esso sono presenti altre 2 vie su massi più piccoli con difficoltà di 5a e 7b.
L'ultimo tratto di arrampicata
Per concludere mi sento di riassumere (perché l‘ho trovata particolarmente interessante) una relazione dal titolo "Antiche tracce" tratta dal bollettino “Il Bradipo”:
“Nessuno di noi immaginava che a metà anni 90 esistesse a non più di 40 km da Torino un monolito a falesia a meno di 5 minuti dalla macchina, di roccia “simil calcare” e pure piazzata in un posto incantevole...Ma a volte succede di trovarsi di fronte a tutto ciò quasi per caso. Ed è da qui che parte il filo conduttore della nostra storia, che portò due nostri amici a questa torre di pietra ficcata da chissà quali “dei” della natura in mezzo ad un prato con accanto a questo monolito un vecchio ponte ad arco di pietra di età indefinibile che non fa altro che accrescere la sensazione di trovarsi in un posto rimasto indietro nel tempo. Anche la strada in terra battuta sembra in realtà una vecchissima mulattiera che deve il suo aspetto originale al lavoro di centinaia di anni di eventi naturali che l'hanno ora scavata, ora appiattita. Il luogo è, come non bastasse, immerso in un silenzio rotto solamente dall'incessante scorrere del torrente o meglio dal fragore della cascata sulla quale, quasi per magia, è stato costruito il ponte. Ed è esattamente da questo punto che, attirato da chissà cosa, lo sguardo dei nostri amici cascò su una sorta di enorme gendarme nascosto nel bosco. Raggiuntolo in pochi minuti, sembrò ai visitatori che un elfo dei boschi sbucasse dalla spaccatura dove sale ora la via "antiche tracce" dando all'incredulo visitatore il permesso di creare, per se e per gli amici, tante vie di arrampicata quante lui ne volesse. ...fin qui la parte fiabesca, un modo un po' diverso dal solito per raccontarvi la storia del "Roc d'le Gabasse", così chiamato da noi perché oltre alla somiglianza con un “menhir” la sua forma richiama quella localmente più conosciuta delle "Gabasse" (gerle in piemontese, ceste in italiano) costruite a mano fino a qualche anno fa proprio dagli abitanti di Richiaglio”.