Anche Uncem interviene sul problema dei rinnovi delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche.
L’avevamo sentita in merito alla frana che si era staccata dal versante sotto il rifugio Città di Busto. La frana aveva riproposto la fragilità delle montagne, soprattutto in un Ossola dove sono presenti molte dighe. Bruna Papa, sindaco di Formazza, s’era detta ben cosciente della situazione poiché una grossa frana in una diga stracolma d’acqua potrebbe trasformarsi in tragedia.
‘’Sappiamo che Enel monitora regolarmente con i suoi sistemi le dighe e i versanti e che si avvale di una lunga esperienza in questo campo. Mi preoccupa invece il rinnovo delle concessioni in corso, operazione che ci deve garantire la massima sicurezza’' ci aveva detto Papa.
Ora anche Uncem torna sul nodo concessioni. "Mentre il Governo sta lavorando sul Decreto legge Energia, e ragiona con Bruxelles attorno all'idroelettrico e alla scadenza delle concessioni in essere per le grandi derivazioni, rilevo che sia nella direzione di gare, sia nella possibilità di proroghe, al centro vi devono essere i territori, le aree montane con comuni e comunità’’ dice Marco Bussone presidente nazionale di Uncem.
‘’Le ricadute economiche e sociali devono essere per loro – dice Bussone - . Devono consentire investimenti, opere, energia a prezzi più bassi per le valli alpine e appenniniche dove insistono impianti. Questo è il punto fermo e noi attendiamo le linee del Governo, in accordo con le Regioni, per le migliori soluzioni operative. Che permettano investimenti sulle infrastrutture, dighe e impianti, ma anche positiva valorizzazione di un asset strategico per dare energia pulita al Paese. Dighe e invasi, la produzione idroelettrica sono essenziali per l'Italia, sono la nostra green economy e sono la transizione, il modo per affrontare la crisi climatica. I benefici, il gettito, le opportunità non siano solo dei concessionari, vecchi o nuovi. Siano resi protagonisti i territori, in Italia e in Europa, con modalità simili e non contrapposte. Siano rese centrali le comunità locali che beneficiano delle opportunità vere di quegli impianti idroelettrici. Non spettatori, bensì partecipi e motori della piena valorizzazione e remunerazione dei servizi ecosistemici, acqua più forza di gravità, che le montagne garantiscono. Ma che mai regalano".
Nel 2029 quasi 7 concessioni su 10 andranno in scadenza e nell’ambito degli impegni assunti dal governo Draghi, per ottenere le risorse del Pnrr, è stato stabilito di aprire il mercato alla concorrenza e di riassegnare tramite gara la produzione di energia elettrica grazie a grandi bacini idrici. Secondo ‘’Il Corriere della sera’’ però, il governo Meloni ''ha scelto di prendere tempo con l’intento di convincere Bruxelles che, oltre alle gare tout court, può essere appunto adottata una «terza via». Nella bozza del provvedimento predisposto dagli uffici del ministro Gilberto Pichetto Fratin figura, infatti, la possibilità di introdurre un’ulteriore modalità: Regioni e Province autonome potranno richiedere ai concessionari uscenti una proposta economica e finanziaria, corredata da un piano di investimenti su impianti e territorio e negoziare la riassegnazione delle concessioni’’.