Potrebbe diventare il museo della fotografia e del cinema del Vco e del Novarese. I reperti ci sono e sono migliaia. Tutti pronti, custoditi e catalogati. In gran parte donati dal fotografo ossolano Carlo Pessina, che nella sua vita professionale ha prodotto oltre che milioni di immagini e raccolto anche centinaia di apparecchiature e reperti storici che darebbero vita al museo.
Che il Centro Studi Ginocchi di Crodo allestirebbe nello stabile che già ospita il Museo Nazionale delle Acque Minerali, dedicato alle fonti antigoriane e non solo. Ma per realizzare il museo dell’immagine, che già stimola a calamita l’attenzione di studiosi e Università italiane, serve un aiuto da parte dei comuni del Vco.
Perché per concretizzare il sogno occorre sistemare il tetto dello stabile che ospiterebbe il museo.
Servono circa 270 mila euro che in parte dovrebbero arrivare dalla Fondazione comunitaria, alla quale devono dare manforte i comuni, ai quali presto si rivolgerà il Centro Studi.
Con un’opera di sensibilizzazione che sarà preceduta dall’illustrazione del progetto per far comprendere l’importanza di quest’idea che allargherebbe la potenzialità del ‘Ginocchi’, che gestisce già il Museo Nazionale delle Acque Minerali, quello Mineralogico Ossolano, la storia del Crodino, i fondi di Angelo Del Boca, di Don Pietro Silvestri, di Gabriele Lincio, di Andrea Citran (geologia), di Vittorio Olivelli (giornalista/agricoltura) , e molti altri, nonché una vasta collezione di libri e documenti (oltre 47 mila volumi). Un vero polo culturale di grande importanza nazionale.
Una miniera culturale che sarebbe arricchita anche dal muso delle immagini, comprese fotocamere e apparecchi cinematografici di alto valore, addirittura la lanterne magiche d’un tempo e centinaia di filmati d’ogni genere Il tutto con la collaborazione di Carlo Pessina, che ha immortalato migliaia persone e milioni di angoli del Novarese e della provincia azzurra. E che nel corso della sua vita professionale ha raccolto apparecchiature eccezionali e di valore che meriterebbero uno spazio dove essere esposte e valorizzate. Un angolo della memoria praticamente già pronto perché lo stabile è già predisposto per questo uso. Stabile a due piani che però va salvaguardato intervenendo sul tetto che presenta criticità.
Un museo che nulla avrebbe da invidiare a quelli di Firenze o Torino e che racconterebbe la storia della fotografia del Vco e del Novarese.