Un gruppo di cittadini domesi e non solo promuove un presidio e un digiuno a staffetta per esprimere la propria solidarietà alla popolazione di Gaza, da mesi lasciata senza cibo, acqua, farmaci, e per chiedere lo stop allo sterminio dei palestinesi da parte di Israele. Dal 23 al 28 maggio, sarà posta una tenda in piazza Rovereto a Domodossola, che sarà la sede del presidio, i cui partecipanti manterranno il digiuno. Queste le parole del comitato organizzatore:
“Il governo di Israele continua a violare ogni diritto e ogni rispetto delle leggi internazionali, arrivando perfino a impedire con feroce determinazione che centinaia di migliaia di persone possano bere, mangiare, avere cure sanitarie e farmaci, avere un rifugio sicuro e molto altro ancora. Tutto ciò dopo un anno e mezzo di guerra che ha prodotto la totale devastazione di paesi, città, case, ospedali, scuole. Ma il popolo palestinese non è Hamas! Sono uomini e donne, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, vecchi. A tutti loro è oggi negato il diritto a esistere.
Inoltre, nessuno può entrare a Gaza. Israele lo impedisce con la forza. Ad oggi 212 giornalisti sono stati uccisi. Erano perlopiù giovani palestinesi che cercavano di mostrarci lo sterminio.
L’Onu e tutte le organizzazioni internazionali testimoniano e denunciano che è in atto un crimine umanitario e che ormai più di 50.000 persone sono state sterminate dall’esercito di Israele. Di queste almeno 15.000 erano minorenni, bambini/e, ragazzi/e.
Sono moltissime le voci che si alzano e denunciano questo massacro. Tra le più significative vi sono anche quelle di molti israeliani, di ebrei europei o statunitensi. Ma Israele è un Paese alleato dell’occidente e ciò ha fatto sì, finora, che il suo governo abbia potuto agire impunemente.
E noi? Come contrastare il sentimento di impotenza e orrore che proviamo di fronte a ciò che accade a Gaza e al popolo palestinese? Come cittadini italiani, europei e del mondo cosa possiamo fare per dare voce a chi vuole opporsi a questo stato di cose, a questo sterminio quotidiano? Proponiamo un gesto umanitario collettivo che è simbolico e politico. La popolazione di Gaza sta morendo di fame. Oltre che di guerra, bombe, ferite non curate.
Digiuniamo anche noi. Pubblicamente. In uno spazio comunale, aperto e visibile. Ritroviamoci. Aggreghiamo. Comunichiamo. Da cittadini di questo Paese e di questa Europa silente e quindi complice. Con la parola ma anche il silenzio del dolore che chiede subito l’ingresso delle 116.000 tonnellate di aiuti umanitari per la gente di Gaza (cibo, medicinali, carburanti…) bloccate dal governo israeliano da marzo. Con la richiesta che i giornalisti del mondo entrino a Gaza e testimonino ciò che è.
Con la pressione sul governo italiano e dell’Europa per fermare la catastrofe. il governo convochi l’ambasciatore israeliano per: la riapertura immediata del valico di Rafah agli aiuti umanitari, il ritiro dai territori occupati, il blocco di ogni collaborazione militare e commerciale, il blocco di ogni piano di annessione.
Se lo facessimo in migliaia, se riuscissimo a far sì che tante altre città e paesi lo facessero forse… Saremmo forse un po’ tutti meno impotenti e più cittadini. Tutto questo con poche parole chiare. Con il coinvolgimento di tutt* di ogni orientamento, religione, posizione politica. Trovandoci in piazza, sotto una tenda, a turni, senza mangiare. Per dire forte: “Non in nostro nome!”. Restiamo o torniamo umani”.