È stata approvata nei giorni scorsi dal consiglio dei ministri una nuova riforma riguardante l’esame di maturità, su proposta del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Il primo cambiamento riguarda proprio la denominazione: se negli ultimi anni si parlava di “esame di Stato”, dal 2026 si tornerà alla storica denominazione di “esame di maturità”.
Le modifiche più significative approvate dal consiglio dei ministri riguardano il colloquio orale (restano invariate, invece, le due prove scritte). In particolare, il ministro Valditara ha introdotto una nuova norma secondo cui sarà obbligatorio sostenere l’esame orale: se uno studente farà volontariamente scena muta, senza giustificato motivo, sarà bocciato. Un provvedimento, questo, preso in seguito all’ondata di proteste che si sono verificate durante gli esami del 2025, in cui diversi studenti si sono rifiutati di sostenere il colloquio.
Tra le principali novità del 2026, anche il numero di materie che gli studenti dovranno portare all’orale: non più tutte le discipline, ma soltanto quattro, selezionate in base a quelle che meglio rappresentano “competenze fondamentali e caratterizzanti del percorso di studio”. Le quattro materie saranno scelte annualmente, presumibilmente a gennaio, quando vengono anche assegnati i commissari esterni.
In tema di commissari esterni, la riduzione delle materie dell’esame orale comporterà anche una diminuzione del numero di docenti che compongono le commissioni. Queste ultime saranno composte dunque da due commissari interni e due esterni, a cui si aggiunge come di consueto il presidente esterno.
Sarà abolito, invece, lo spunto iniziale che, selezionato dalla commissione per ogni studente, dava il via al colloquio orale. Infine, la commissione avrà la possibilità di incrementare il punteggio finale di tre punti, ma soltanto per coloro che raggiungeranno i 97 punti, in modo da poter eventualmente assegnare un 100 agli studenti più meritevoli.
La riforma del ministro Valditara prevede, inoltre, un nuovo cambio di denominazione di quella che in passato era conosciuta come “alternanza scuola-lavoro”: se fino al 2025 era denominata Pcto (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento), dal prossimo anno si tornerà alle origini con il nome di “percorsi di formazione scuola-lavoro”.
Il ministro ha poi stabilito di dare maggiore rilievo all’educazione civica, che diventerà fondamentale e influenzerà il voto finale del colloquio orale. Per quanto riguarda le prove Invalsi, infine, i risultati saranno inseriti in forma descrittiva nel curriculum dello studente, ma solo quando sarà uscito l’esito dell’esame di maturità; la commissione d’esame non vi avrà accesso.