“Questi non sono abusi, non sono privilegi, non sono usurpazioni; è un altro modo di possedere, un’altra legislazione, un altro ordine sociale, che, inosservato, discese da remotissimi secoli fino a noi. Sono i discendenti di un intero popolo che pasceva i suoi bestiami in tutta l'ampiezza dei suoi confini” Così scriveva nel 1851 il grande intellettuale lombardo Carlo Cattaneo, parlando di una consuetudine d'uso delle terre collettive del Canton Ticino elvetico, territorio vicino geograficamente, ma anche culturalmente, alla Valle Anzasca. Nella tarda mattinata di sabato 18 ottobre 2025 nella sala del consiglio comunale di Bannio Anzino, ai piedi del Monte Rosa, i discendenti di “un intero popolo” si sono ritrovati per eleggere il loro presidente e per approvare il nuovo Statuto: sono i titolari dei diritti di erbatico dell'Alpe Baranca che fanno parte di una antichissima forma sociale che discese da “remotissimi secoli” fino a noi.
I diritti di erbatico sono una particolarissima forma di godimento del pascolo di una proprietà collettiva, assimilata all'uso civico: in realtà non si tratta di diritti di pascolo sui terreni del comune (l'uso civico), bensì di una piena proprietà collettiva, né privata né pubblica. Insomma, una terza forma di proprietà, che viene amministrata in totale autonomia dai titolari dei diritti di godimento. La particolarità di questa forma di proprietà sta nel suo regime giuridico: Baranca è un pascolo che non può essere venduto, nemmeno dividendolo tra i titolari dei diritti di erbatico, e non è possibile nemmeno diventarne proprietari attraverso l'usucapione, occupando il terreno per oltre un ventennio, e la sua destinazione deve essere in perpetuo quella di pascolo alpino.
Il passo di Baranca, noto sin dall'epoca romana, è stato per secoli un fondamentale luogo di transito grazie alla sua posizione strategica, accessibile dalla Valsesia, sia da Fobello che da Carcoforo, per poi raggiungere prima Bannio e poi Macugnaga e proseguire attraverso il passo del Monte Moro per la Valle di Saas e il Vallese svizzero. Attorno al passo si sviluppa l'ampia conca di Baranca, con lo splendido lago e i ruderi della famosa Villa Aprilia, di proprietà della famiglia Lancia, originaria di Fobello e che fondò l'omonima casa automobilistica. Da tempo immemore, probabilmente da quasi mille anni, Baranca è una proprietà collettiva basata su regole di godimento del pascolo molto complesse: l'ultimo Statuto di Baranca del 1903, che riprendeva una regola antichissima, stabilisce che le quote di partecipazione siano suddivise in Quarte, Denari e Grani, dividendosi la Quarta in dodici Denari e il Denaro in ventiquattro Grani, per la totalità di Baranca costituita da ottanta Quarte. Ma la ripartizione non finisce qui: la Quarta corrisponde al diritto di godimento di tre erbatici, esercitato attraverso l'inalpamento di tre vacche. Un erbatico corrisponde quindi ad una vacca, ovvero a due giovenche, ovvero a quattro vitelli, ovvero a sei capre o pecore, ovvero a dieci capretti o agnelli, per un totale di 240 vacche.
Infatti, il Registro degli Erbatici, custodito per 42 anni dal presidente di Baranca, il novantatreenne Guido Vittoni, è costituito da centinaia di fogli risalenti al XVII secolo e che annotano scrupolosamente le modifiche di intestazione del diritto di godimento: solo chi è indicato nel registro è considerato un partecipante e quindi titolare del diritto di erbatico. Nell'assemblea del 18 ottobre è stato eletto il nuovo presidente, il quarantenne Walter Pozzoli di Bannio, e il consiglio composto dal past-president Guido Vittoni e da Umberto Donatelli, Pierfranco Bonfadini e Pierguido Bianchi. Il presidente Pozzoli ha poi presentato all'assemblea, che lo ha votato all'unanimità, il nuovo Statuto con l'aiuto dell'esperto Renato Locarni, redatto secondo i principi della recente legge nazionale n.168 del 2017, la quale ha riconfermato, per queste antichissime forme sociali montane, la loro totale autonomia statutaria e gestionale. Con il nuovo statuto la proprietà collettiva di Baranca ha assunto la denominazione di Dominio Collettivo dell'Alpe Baranca, auto-definendosi quale comunità biotica con totale autonomia statutaria, dotata di potere di autodeterminazione e autoregolamentazione nella gestione del patrimonio antico.
Lo statuto anticipa l'orientamento del diritto ambientale internazionale che si sta evolvendo verso un quadro legislativo che riconosca l'ambiente, e in questo caso la montagna, quale soggetto con personalità giuridica propria, come ad esempio è avvenuto in Nuova Zelanda che ha concesso al maestoso Monte Taranaki la personalità giuridica. La storica decisione neozelandese, entrata in vigore il 30 gennaio 2025, riconosce il valore intrinseco della montagna al di là del suo valore economico o turistico, attribuendole diritti e responsabilità legali simili a quelli di un cittadino. Allo stesso modo il Dominio collettivo di Baranca, definendosi comunità biotica, ha statuito che la proprietà collettiva dei beni resta in perpetuo in capo al Dominio a titolo di comproprietà intergenerazionale. Infatti, per i partecipanti non si è mai posto il problema o il dubbio su di chi fosse la proprietà dell'Alpe Baranca: la proprietà “è dell'Alpe”, da sempre intesa quale luogo fisico e, in perfetta sintonia con la legge del 2017, “patrimonio naturale, economico e culturale, che fa capo alla base territoriale della proprietà collettiva, considerato come comproprietà inter-generazionale”.
Con il nuovo Statuto l'Alpe Baranca, così come arrivata da remotissimi secoli fino a noi, si appresta a proseguire per altri secoli, cogliendo le enormi opportunità di sviluppo sostenibile che la legge del 2017 offre, tutelando e valorizzando i beni di collettivo godimento, considerati quali elementi fondamentali per la vita e lo sviluppo delle collettività locali, con azioni condivise in modo “leale e utile” con le amministrazioni comunali, come ebbe a dire Pietro Nervi del “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive” dell'Università di Trento.





