Digitale - 29 ottobre 2025, 07:00

Investimenti stranieri nella Serie A: manna dal cielo o minaccia alla tradizione?

Sono passati ormai 15 anni dall’inizio della transizione che ha visto sempre più squadre di Serie A spostarsi nelle mani di proprietà straniere.

Investimenti stranieri nella Serie A: manna dal cielo o minaccia alla tradizione?

Il primo passaggio della storia recente arriva con James Pallotta, che rilevò la Roma da Dibenedetto nel 2011, per poi cederla alla famiglia Friedkin. 

Il Covid-19 e tutto ciò che ne è conseguito per il calcio nessun ricavo dal botteghino, vendita merch crollata, solo per citarne un paio – ha consentito agli imprenditori provenienti dall’estero di sfruttare un momento di debolezza finanziaria del nostro calcio per prenderne il possesso.

Ma cosa comporta questo per il calcio italiano? Vantaggi o problemi? Abbiamo cercato di fare un bilancio dell’impatto delle proprietà straniere nel calcio italiano fino ad ora e di prevedere gli effetti nei prossimi anni.

Come e perché gli investitori stranieri sono cresciuti

Nonostante la Serie A sia stato a lungo il campionato più competitivo e seguito al mondo, i suoi vertici hanno faticato a creare terreno fertile per investitori stranieri. Inoltre, il divieto di pubblicità per piattaforme di scommesse come William Hill recensioni ha ampliato il divario ancora di più. Questo ha determinato un ritardo sistematico del nostro campionato rispetto alle innovazioni, sia in campo che fuori.  

Un maggiore investimento nelle squadre si traduce in acquisti più onerosi, centri sportivi di qualità, un progetto giovanile di livello e in alcuni casi anche uno stadio di proprietà.  

Dati significativi si ottengono paragonando il bilancio della scorsa sessione di mercato di Serie A e Premier League. Squadre come il Bournemouth e il Leeds, che lottano per la salvezza capaci di spendere oltre 40 milioni nel mercato, andando in negativo di 20 e oltre milioni, hanno una possibilità 

Oggi spendere in Premier è diventato costoso, senza contare la competizione con gli altri fondi, che possono “far passare inosservati” decine di milioni di investimenti. La Serie A al contempo, ha mantenuto il fascino storico che l’ha caratterizzata nel calcio d’altri tempi, così come rimangono scolpiti nella menti degli appassionati i grandi campioni che sono passati di qui. 

Anche le star mondiali, vedi De Bruyne e CR7, stanno aiutando il nostro campionato a rialzarsi. Campioni di questo calibro aumentano l’entusiasmo dei tifosi, fanno vendere magliette e restituiscono visibilità. 

Prezzi più bassi, una forte e gloriosa tradizione calcistica e proprietà in difficoltà a causa Covid bastano agli scaltri investitori – principalmente americani – per valutare la fattibilità di un investimento importante.

I benefici: stabilità finanziaria, governance e visibilità mondiale

Quando i nuovi proprietari arrivano dall’estero, come si comportano? L’attenzione all’umore della piazza è massima, specie all’inizio. Oltre ai rifinanziamenti e aumenti di capitale, utili a ridurre il debito della squadra e dunque alleggerirla, i progetti a breve termine includono quasi sempre almeno un paio di colpi sul mercato di livello.  

In generale, l’ingresso di un investitore straniero comporta, specie se non si tratta di qualcuno che già ha avuto esperienza nel settore, l’assunzione di consulenti. Questi professionisti hanno il compito di guidare la transizione verso la nuova visione dei proprietari e svolgono ruoli chiave generalmente di governance e brand awareness.

Una società posseduta o anche solo partecipata da americani, rende il progetto più solido agli occhi dei connazionali, di gran lunga i più interessati nel nostro campionato. Si è a lungo parlato di possibili cessioni di quote anche al fondo PIF saudita, ma niente di fatto. 

I rischi: identità, territorio e “financialization” del tifo

Per parlare dei rischi di una Serie A senza patron italiani, va operata una sostanziale distinzione tra fondi e singoli proprietari. Fermo restando che l’obiettivo di un imprenditore sarà sempre e comunque ottenere un ritorno, che sia d’immagine o finanziario, un fondo è meno influenzabile dal volere dei tifosi – che generalmente coincide con la semplicemente perché a decidere c’è un board.  

Una famiglia come possono essere i Friedkin per la Roma, invece, che ha investito centinaia di milioni nel mercato, in ricapitalizzazione e ha portato colpi ad effetto nella città (Mourinho, Dybala e Lukaku, per dirne alcuni). Nonostante siano stati aspramente criticati per l’esonero e in generale il trattamento della leggenda giallorossa Daniele De Rossi, non si può ignorare tutto ciò che hanno fatto per la squadra.  

Certo, non si tratta di una formula matematica, basti guardare – per restare sulla Roma come esempio – alla gestione fallimentare di Pallotta. Resta il fatto che gli imprenditori che decidono di entrare nel mercato italiano hanno come primo obiettivo l'aumento della valutazione del brand, spesso a discapito della tradizione e dei prezzi per i consumatori, ovvero i tifosi.

Il rischio maggiore è dunque l’erosione dell’identità che caratterizza diverse squadre, non solo di Serie A, e che è diventato per gli aficionados l’ultimo baluardo del calcio romantico che si è perso con il tempo. 










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I.P.

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