Politica - 17 dicembre 2025, 18:10

Nuova classificazione dei comuni montani, il VCO insorge: “Un decreto che divide e penalizza il territorio”

PD, Anci e Unione Montana contro il Dpcm di Calderoli: esclusi sette comuni, chiesto l’intervento della Regione Piemonte

Nuova classificazione dei comuni montani, il VCO insorge: “Un decreto che divide e penalizza il territorio”

Cresce la preoccupazione nel Verbano Cusio Ossola per gli effetti del nuovo Dpcm sulla classificazione dei comuni montani, promosso dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Un provvedimento che, secondo amministratori e forze politiche del territorio, rischia di penalizzare pesantemente una provincia interamente caratterizzata da fragilità strutturali legate alla montanità.

A intervenire per primo è Riccardo Brezza, segretario provinciale del Partito Democratico del VCO, che parla di una scelta tutt’altro che tecnica: «Il nuovo Dpcm conferma la visione miope e divisiva del governo Meloni. Dietro la retorica dei “criteri oggettivi” si consuma una scelta profondamente politica: ridurre la platea dei territori riconosciuti come montani, scaricando sui territori più fragili il costo sociale di questa operazione».

Nel dettaglio, la nuova classificazione include 67 comuni del VCO, ma ne esclude sette: Arizzano, Baveno, Belgirate, Cambiasca, Ghiffa, Verbania e Vignone. «È necessario essere chiari – precisa Brezza – Verbania e Belgirate non erano formalmente comuni montani nemmeno prima del Dpcm. Ma questo non assolve il governo». A destare particolare allarme è infatti l’esclusione di comuni che la Regione Piemonte aveva invece riconosciuto come montani, spezzando, secondo il PD, l’unità territoriale di una provincia che condivide problemi comuni: carenza di servizi, difficoltà nei collegamenti, spopolamento, presidi sanitari e scolastici in sofferenza.

Secondo Brezza, il decreto rischia di aprire anche a conseguenze di lungo periodo: «Non si tratta solo di una revisione tecnica, ma di un potenziale superamento della “specificità montana” del VCO costruita negli anni. Una deriva che potrebbe incidere su meccanismi fondamentali come la redistribuzione dei canoni idrici all’ente provincia». Dure anche le parole rivolte al ministro Calderoli per aver parlato in Parlamento di presunti “vantaggi impropri”: «Un linguaggio offensivo e irresponsabile. Qui non ci sono privilegi, ma comunità che resistono con risorse sempre più scarse».

Sulla stessa linea anche Stefano Costa, coordinatore della Consulta ad ordinamento speciale di Anci Piemonte per la specificità montana del VCO, che richiama il ruolo della Regione: «Auspico che la Regione Piemonte, in occasione della Conferenza unificata, faccia valere con determinazione le prerogative che la legge le attribuisce nella definizione della montanità dei propri comuni». La normativa nazionale, ricorda Costa, riconosce alle Regioni un ruolo centrale proprio per la loro conoscenza diretta dei territori. «Se il Governo non dovesse accogliere le osservazioni della Regione – aggiunge – sarà necessario intraprendere ogni iniziativa utile, compreso un eventuale ricorso, per tutelare i territori montani e le popolazioni che vi risiedono».

Dopo l’esclusione di sette comuni del VCO, sul tema intervengono anche i sindaci dell’Unione Montana Cusio Mottarone. A nome dell’Unione parlano Alessandro Monti, sindaco di Baveno e presidente, insieme ai sindaci Marcella Severino (Stresa), Gianni Morandi (Gravellona Toce), Gabriele Falcioni (Casale Corte Cerro) e Daniele Berio (Omegna).

Nel loro intervento richiamano le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronunciate al congresso Uncem: «La montagna è un patrimonio di valore straordinario, parte costitutiva dell’identità italiana». Secondo i sindaci, il decreto va in direzione opposta: «Decidere per legge che territori storicamente montani non lo siano più significa uccidere le comunità che li abitano, favorendo lo spopolamento e indebolendo il presidio del territorio».

«Se la montagna è debole – sottolineano – lo diventa anche la pianura, perché i territori sono profondamente interconnessi». Da qui la richiesta chiara: il Verbano Cusio Ossola, per la sua conformazione geografica, la presenza diffusa di versanti instabili, bacini idrografici complessi e un vasto patrimonio boschivo, deve essere riconosciuto a tutti gli effetti come provincia montana, con una classificazione coerente e non arbitraria.

«L’esclusione di comuni come Baveno, Arizzano, Belgirate, Cambiasca, Ghiffa, Verbania e Vignone è incomprensibile e grave – concludono –. Chiediamo alle Regioni di intervenire con forza in Conferenza Stato-Regioni per fermare una legge ingiusta, sbagliata e dalle ricadute potenzialmente devastanti per i nostri territori».

Redazione

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