(Adnkronos) - In piedi, davanti alla scrivania, per far risaltare il tono diretto e colloquiale con concittadine e concittadini, nello studio alla Vetrata, quello dove si svolgono gli incontri ufficiali. Questa la scelta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l'undicesimo discorso di fine anno.
Alla sua sinistra, su una consolle, il manifesto iconico del referendum del 2 giugno del 1946, con la ragazza sorridente che sbuca dalla prima pagina del Corriere della Sera; alla sua destra una copia della Costituzione. Due immagini naturalmente legate all'ottantesimo anniversario della Repubblica che si celebrerà nel 2026, per un discorso tutto incentrato sull'attualizzazione dello spirito che portò alla rinascita dell'Italia dopo i due conflitti mondiali e la dittatura fascista.
A introdurre la diretta a reti unificate, una panoramica del palazzo del Quirinale ripresa dall'alto con un drone, passando attraverso i simboli natalizi dell'albero e del presepe, quest'ultimo proveniente dalla collezione della Reggia di Caserta.
"Si chiude un anno non facile. Tutti ne abbiamo ben presenti le ragioni e, come sempre, speriamo di incontrare un tempo migliore. La nostra aspettativa è anzitutto rivolta alla pace. Di fronte alle case, alle abitazioni devastate dai bombardamenti nelle città ucraine, di fronte alla distruzione delle centrali di energia per lasciare bambini, anziani, donne, uomini al freddo del gelido inverno di quei territori, di fronte alla devastazione di Gaza, dove neonati al freddo muoiono assiderati, il desiderio di pace è sempre più alto e diviene sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega perché si sente più forte", queste le parole del presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno.
"La pace, in realtà, è un modo di pensare: quello di vivere insieme agli altri, rispettandoli, senza pretendere di imporre loro la propria volontà, i propri interessi, il proprio dominio. Il modo di pensare, la mentalità, iniziano dalla vita quotidiana. Riguardano -ha proseguito il Capo dello Stato- qualunque ambito: quello internazionale, quello interno ai singoli Stati, a ogni comunità, piccola o grande. Per ogni popolo inizia dalla sua dimensione nazionale".
"Leone XIV -cui rivolgo gli auguri più affettuosi del popolo italiano- nei giorni di Natale, in prossimità della conclusione del Giubileo della Speranza, ha esortato a 'respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione'. Ha richiamato alla necessità di disarmare le parole. Raccogliamo questo invito. Se ogni circostanza diviene pretesto per violenti scontri verbali, per accuse reciproche, di cui non conta il fondamento ma soltanto la forza polemica, non si esprime una mentalità di pace, non se ne costruiscono le basi".
"Di fronte all’interrogativo: 'cosa posso fare io?' dobbiamo rimuovere il senso fatalistico di impotenza che rischia di opprimere ciascuno. L’affermazione della libertà, la costruzione della pace -ha concluso Mattarella- sono nell’atto fondativo della nostra Repubblica, che esprime la volontà di realizzare il futuro insieme, attraverso il dialogo. Raffigura la responsabilità di essere cittadini.





