Posto che non si comprende perché, se non per un motivo meramente propagandistico, una risposta alle ns. ripetute critiche e richieste di chiarimento sul tema sia pervenuta esclusivamente a mezzo stampa, ci preme ricordare alla Regione Piemonte, per tramite del capogruppo della Lega Salvini Piemonte Alberto Preioni, che l’analitica ricostruzione riportata nella medesima risposta, forzatamente sintetica, vista la difficoltà a riassumere una così complicata vicenda tecnico-amministrativa, che dura ormai da vent’anni, specie da parte di chi non ha vissuto direttamente i vari passaggi, presenta quantomeno alcune “omissioni” e diverse “imprecisioni” che però rischiano di confondere le carte e far intendere che siano da imputare ad altri (e non alla Regione) le responsabilità della situazione di stallo che si è venuta a creare a scapito della sicurezza dell’abitato di Pallanzeno.
Va innanzitutto ricordato al capogruppo Preioni, che sappiamo essere molto impegnato e certamente più informato su altri fonti (tipo quello della sanità), che non corrisponde al vero l’affermazione che la soluzione progettuale di cui all’originario progetto redatto dall’ATI Hydrodata e HY.M.Studio su incarico di AIPO del dicembre 2007 fosse “ottimale da un punto di vista idraulico…” visto che gli stessi autori l’avevano sin da subito definita nella relazione di progetto:“…di gestione difficoltosa...” (basti pensare che si era ipotizzato, in caso di piena, lo sbarramento del canale di scarico della centrale Enel con delle paratoie (chiaviche) alla sua confluenza nel F.Toce, associato ad un sistema di idrovore che avrebbero dovuto pompare nello stesso F.Toce le acque che nel frattempo si sarebbero inevitabilmente accumulate a monte dello sbarramento!).
Perplessità, peraltro, che furono condivise anche dalla Regione, visto che si era poi proceduto con vari tentativi per trovare soluzioni realisticamente più praticabili.
Si rammenta poi che l’approfondito studio idraulico commissionato dalla Provincia del VCO (su indicazione della Regione?) in qualità di ente capofila per la progettazione degli interventi condivisi e finanziati con D.D. n.3449 del 23.10.2017, e finalizzato alla “valutazione dei nuovi scenari delle opere ipotizzate”, era stato in realtà pensato per disporre di un modello idraulico comune propedeutico alle diverse progettazioni, e non si è mai inteso dovesse stabilire se procedere o meno con le stesse opere, anche perché non se ne sarebbe capita la logica, trattandosi di interventi a quel punto già in corso di progettazione definitiva, e come tali conseguenti a progetti preliminari già approvati.
Grave ci pare poi il fatto che la Regione Piemonte si ostini a non considerare, e non risponda nel merito, alla questione da noi ripetutamente segnalata, che esiste una dettagliata relazione tecnica redatta dalla stessa Provincia del VCO (e ovviamente trasmessa alla Regione), in cui viene sottolineato come le conclusioni dello studio idraulico usate dall’autorità idraulica regionale come unico pretesto per giustificare la decisione di definanziare l’intervento di adeguamento del ponte di Masone, siano palesemente condizionate dagli impropri parametri idraulici assunti, e che esistevano già autorevoli studi (Autorità di Bacino, AIPO) che dimostrano come l’adeguamento del ponte di Masone determinerebbe invece significativi miglioramenti in termini di riduzione dei battenti di piena per l’abitato di Pallanzeno (clamoroso poi ignorare che tale differenza di risultati sia oltretutto evidenziata, con tanto di grafico di confronto, nella stessa relazione idraulica che accompagna lo studio commissionato dalla Provincia del VCO!).
Viene da pensare che nell’affermare che “l’intervento non è quindi stato avvallato perché dai dati conoscitivi ad oggi disponibili, l’adeguamento del ponte, benché apporti migliorie a deflusso in corrispondenza dell’infrastruttura viaria, non determina benefici in termini di mitigazione della pericolosità all’abitato di Pallanzeno” la Regione Piemonte abbia superficialmente o intenzionalmente omesso di tener conto di quanto sopra evidenziato tra gli “elementi conoscitivi ad oggi disponibili”.
Come fumo negli occhi appare poi rammentare che “gli esiti dell’approfondimento idraulico condotto dall’università di Pavia per conto dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po...” confermino in sostanza “la condizione di pericolosità dell’abitato di Pallanzeno nello stato attuale” che “risulta interessato da allagamenti con tiranti dell’ordine di 0,90-1,00 circa”; (con che tempi di ritorno?); quale sarebbe il contributo di tale informazione nella vicenda degli interventi in oggetto? Tra l’altro possiamo confermare che nell’evento dell’ottobre 2020 si sono registrati battenti localmente anche superiori…Urge quindi intervenire o no?
Incomprensibile anche la posizione della Regione nel non riconoscere le proprie responsabilità nel dover comunque procedere nella messa in sicurezza dell’infrastruttura viaria (ponte di Masone), laddove riconosciuta nel PAI come “nodo critico” dal punto di vista idraulico, e come tale soggetta ad una gestione in regime transitorio; in tal senso, la rinuncia al suo adeguamento appare oltremodo insensata.
Assurdo infine scoprire che, nel bel mezzo di questa discussione, la Regione Piemonte si sia preoccupata di proporre al MASE altri finanziamenti per la progettazione di interventi di mitigazione del rischio idraulico, pensando bene di rimandare la questione degli interventi a difesa dell’allagamento dell’abitato di Pallanzeno ad un semplice e sbrigativo aggiornamento della piattaforma ministeriale ReNDis-web (repertorio Nazionale degli interventi per la difesa del Suolo) in vista di un non meglio definibile futuro finanziamento.
In questo sconsolante scenario, non mi resta che dare appuntamento al Capogruppo Preioni, assieme all’Autorità idraulica (Regione Piemonte) al prossimo evento alluvionale sul Ponte di Masone…
Il sindaco di Pallanzeno
Gianpaolo Blardone