Il gruppo Lega Salvini Piemonte ha illustrato i principali punti delle sue politiche energetiche e ambientali nel corso del consiglio aperto dedicato all’emergenza ecoclimatica che si è tenuto quest’oggi a Palazzo Lascaris.
“Dobbiamo partire da un presupposto – ha esordito il capogruppo del Carroccio Alberto Preioni -, l’Occidente ha delle responsabilità storiche, ma oggi la Cina produce 13 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno, più di Usa, Russia, Giappone e India messi insieme. India che con il 7% è il terzo Paese al mondo per emissioni. Non può quindi essere il Piemonte, con le sue aziende, i suoi agricoltori, i suoi montanari a pagare per primo il prezzo dei cambiamenti climatici”.
“Viviamo una congiuntura drammatica – ha continuato il presidente Preioni – proprio adesso che c’è una crescente richiesta di energia, complice anche il diffondersi della mobilità elettrica. Ed è per questo che dobbiamo essere obiettivi: ben vengano le rinnovabili, ma al Piemonte e all’Italia serve il nucleare di nuova generazione. Nucleare che oggi alimenta quattro centrali francesi e cinque svizzere a ridosso dei nostri confini per produrre quella elettricità che continuiamo a pagare a caro prezzo. Dobbiamo quindi puntare all’autosufficienza energetica: ce lo chiedono i nostri cittadini e le nostre piccole e medie imprese, stremate da aumenti in bolletta insostenibili. E ben venga l’annuncio del governo di voler raddoppiare la produzione nazionale di gas, passando da 3 a 6 miliardi di metri cubi all’anno”.
“La Regione a maggioranza Lega sta già cogliendo opportunità innovative come quella dell’idrogeno – ha ribadito Preioni nel suo intervento – ma ora dobbiamo scrollarci di dosso i no ideologici del passato, a partire della Tav. Un discorso che vale anche per i termovalorizzatori: noi ne abbiamo uno, la Lombardia 13, l’Europa oltre 500. Continuiamo a mandare in discarica il 20% dei rifiuti che produciamo e che invece potrebbero essere trasformati in energia con emissioni pari allo 0,03% di tutto il Pm10 presente in atmosfera”.
“Sono le paure di un ambientalismo – ha concluso il capogruppo del Carroccio - che oggi vede nell’auto elettrica la panacea di tutti i mali, quando un diesel con motorizzazione Euro6 di ultima generazione produce livelli di inquinanti quasi non misurabili. Un approccio sostenibile alla mobilità che viene ignorato in maniera aprioristica, mentre il passaggio all’elettrico dell’intera produzione entro il 2035 metterebbe a rischio 500 aziende e 60mila occupati del settore dell’automotive, al netto del progressivo esaurimento delle materie prime per la produzione delle batterie”.