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Regione | 07 aprile 2022, 08:20

In Piemonte famiglie indebitate mediamente per 21.968 euro

Novara seconda dopo Torino, il Vco è quinta tra le province della nostra regione

In Piemonte famiglie indebitate mediamente per 21.968 euro

Cresce il debito delle famiglie italiane. Al 31 dicembre 2021 ammontava complessivamente a 574,8 miliardi di euro (+21,9 miliardi rispetto a un anno prima). L’importo medio per nucleo famigliare era di 22.237 euro; se confrontato con il dato di 12 mesi prima, emerge un aumento di 851 euro. Lo rivela l’Ufficio studio della Cgia, evidenziando il rischio usura. Un fenomeno, quest’ultimo, che, da sempre, è difficilmente misurabile, anche quando si hanno dati statistici recenti sul numero di denunce notificate alle forze dell’ordine.

A fine 2021, l'indebitamento delle famiglie (l'aggregato comprende mutui e leasing prestiti personali, prestiti contro cessione di stipendio, aperture di credito in conto corrente (in genere forme di credito al consumo); oltre ad altre forme tecniche di prestito che non sono specificate nelle statistiche, ad esempio carte di credito e prestiti su pegno) ammontava a 43,762 miliardi in Piemonte (mediamente 21.968 euro per nucleo), a 15,044 miliardi in Liguria (19.850 euro) e a 1,001 miliardi in Valle d'Aosta (16.613 euro).

Ed ecco i dati dell'indebitamento delle famiglie per provincia del Nord Ovest e, tra parentesi l'importo medio per nucleo): Torino 24,854 miliardi (23.806 euro), Novara 3,744 miliardi (23.100), Asti 2,107 miliardi (22.041), La Spezia 2,184 miliardi (21.143), Cuneo 5,418 miliardi (20.950), Genova 8,411 miliardi (20.192), Verbania 1,483 miliardi (20.140), Savona 2,657 miliardi (19.535), Vercelli 1,451 miliardi (18.745), Imperia 1,793 miliardi (17.570), Alessandria 3,389 miliardi (17.078), Aosta 1,001 miliardi (16.613), Biella 1,307 miliardi (15.969).

Come si vede, nel Nord Ovest le famiglie mediamente più indebitate sono nelle province di Torino, Novara ed Asti, invece quelle meno nelle province di Biella, Aosta ed Alessandria.

 

“Ancorchè lo stock dei debiti sia in aumento e gli effetti negativi del caro vita e del caro bollette siano esplosi solo dopo l’inizio di quest’anno, la situazione è critica, ma non drammatica” commenta la Cgia, spiegando che è probabile che l’incremento sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta l’anno scorso.

“Va altresì segnalato – aggiunge la Cgia - che le aree provinciali più indebitate sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati. Sicuramente in queste realtà tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori potrebbero essere legati ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono riconducibili a famiglie benestanti”.

Altra cosa, invece, è interpretare i dati del Mezzogiorno; benché in termini assoluti la situazione sia meno critica che nel resto del Paese, il peso dell’indebitamento delle famiglie più povere è sicuramente maggiore che altrove. Va altresì ricordato che la maggiore incidenza del debito sul reddito si registra nelle famiglie economicamente più deboli, ovvero in quelle a rischio povertà ed esclusione sociale. I dati dell’Istat ci dicono, inoltre, che le crisi che si sono succedute dal 2008 in poi hanno aumentato il numero dei nuclei familiari in difficoltà economica, visto che gli effetti di questi choc economici hanno aumentato il divario tra poveri e ricchi.

L’aumento esponenziale dei prezzi, il caro carburante e quello delle bollette energetiche potrebbero peggiorare notevolmente la situazione economica di tantissime famiglie italiane. Cgia segnala, in particolar modo, che molti artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi sei mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare e illuminare le proprie botteghe e negozi. Una situazione che per molte attività sta diventando impossibile da sostenere.

Tornando all'usura, la Cgia sostiene che con le sole denunce effettuate all’Autorità giudiziaria non è possibile dimensionare questa piaga, che è molto “carsica”; chi finisce nella rete degli usurai spesso ha paura di denunciare i suoi aguzzini perché teme per l’incolumità propria e dei suoi familiari. E con la crisi economica ormai nuovamente alle porte, anche le forze dell’ordine denunciano da tempo molti segnali di avvicinamento delle organizzazioni criminali al mondo dell’imprenditoria, in particolar modo di quella composta da artigiani, negozianti e partite Iva.

Lavoratori autonomi che si indebitano per poche migliaia di euro, ma nel giro di qualche mese si trovano nell’impossibilità di restituire questi soldi, perché nel frattempo gli interessi hanno raggiunto livelli spaventosi. Sono queste, secondo l’Ufficio studi della Cgia, i soggetti più a rischio. Questo suggerisce che lo Stato intervenga con massicce dosi di liquidità, altrimenti molte imprese cadranno prigioniere dei cravattari. Non solo, ma è necessario incentivare il ricorso al “Fondo per la prevenzione” dell’usura. Uno strumento, quest’ultimo, presente da decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, conseguentemente, con scarse risorse economiche a disposizione. Comunque, le famiglie più in “rosso” sono nella provincia di Milano, con un debito medio di 33.523 euro; al secondo posto si trovanoquelle di Monza-Brianza, con 31.547 euro e al terzo posto le residenti a Bolzano, con 30.643 euro. Appena sotto il podio figurano le famiglie di Roma, con un debito medio che ammonta a 30.441 euro, poi di Como, con 29.564 euro e di Prato con 29.310 euro. Tra le meno esposte, invece, spiccano le famiglie residenti nella provincia di Reggio Calabria, con un indebitamento di 10.712 euro, quelle di Agrigento, con un debito di 10.185 euro e quelle di Vibo Valentia, con 9.964 euro. Infine, le famiglie meno indebitate d’Italia si trovano a Enna, con un “rosso” pari a 9.468 euro.

Redazione EnordOvest

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