“LepontinExpress”: cinque itinerari alpinistici sui monti di Devero, 17 ore di scalata ininterrotta e lunghi “ravanage” (percorsi su pietraie, rocce infide e sgretolate), migliaia di metri di dislivello. Questa l’avventura ideata e realizzata lo scorso luglio da Fabrizio Manoni e Matteo Pasic, entrambi guide alpine, ma soprattutto alpinisti aperti a sempre nuove esperienze. È stato un alpinismo di raid; quello che negli anni ’90 si chiamava di concatenamento: il percorrere itinerari impegnativi in tempi ristretti e senza soste.
Manoni e Pasic sono partiti dalla Val Deserta per arrivare al bivacco Combi e Lanza in Val Buscagna: in mezzo tutto lo scalabile in Devero e il meglio dell’alpinismo sulle Alpi Lepontine.
“LepontinExpress” chiude idealmente un ciclo esplorative iniziato nel 1947 con la prima salita dello spigolo sud-est della Punta della Rossa e che ha visto negli anni ’70 le grandi salite sulle guglie di Cornera e ha visto nel 2000 l’apertura di “Nuovo Millennio” sulla parete est della stessa montagna, la prima via “a goccia d’acqua” e di difficoltà moderne sulle Alpi Lepontine. In mezzo a questi settant’anni c’è stata su queste pareti la formazione di tre generazioni di alpinisti ossolani.
Questo l’itinerario. Manoni e Pasic hanno salito la Est della Punta Fizzi, quindi la Est del Pizzo Crampiolo (itinerario pochissimo percorso) , discesa della cresta Ovest e parete Est della Punta della Rossa; discesa per la normale quindi salita al Passo dei Laghi e salita alla Punta Marano lungo l’infida e frantumata cresta est, traversata fino alla Punta Gerla e al Monte Cervandone, discesa per l'insidiosa “Via degli Ometti” (veramente pochi). L’intenzione originaria era di passare per l'intaglio tra il Pizzo Cornera e la Punta Deverom ma niente da fare, perché troppo pericoloso per le continue scariche di sassi. Lunga discesa a Pian Buscagna e risalita al bivacco Combi e Lanza, poi viene notte, si accendono le stelle e si spengono le luci delle lampade frontali.
Racconta Fabrizio Manoni: “A volte mi viene da pensare all'alpinismo come ad una metafora della vita. Parti per un lungo viaggio. Sai da dove parti, vorresti arrivare ad un traguardo. Ma in mezzo ci sono tante variabili. A volte arrivi, a volte no. A volte vai addirittura oltre. In mezzo ci puoi mettere tutto, compreso la fortuna od il suo contrario.”
L’avventura è stata ripresa dal drone del fotografo Roberto Bianchetti e ha visto l’assistenza tecnica di Mauro Previdoli e Roberto Proletti. Un video che racconta il concatenamento delle scalate verrà presentato il prossimo settembre.