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Digitale | 29 dicembre 2021, 07:00

Cos’è l’effetto psicotropo del THC?

Cos’è l’effetto psicotropo del THC?

Quando si parla di cannabis, sono numerose le domande che si possono chiamare in causa. Tra queste, rientrano gli interrogativi relativi agli effetti psicotropi del THC, principio attivo che, nell’erba legale, è presente in quantità ridotte (lo 0,2% massimo). Scopriamo assieme la risposta nelle prossime righe di questo articolo!

Cosa sapere sul THC

Prima di entrare nel vivo di tutto quello che riguarda gli effetti psicotropi del THC, vediamo assieme le caratteristiche di questo principio attivo della cannabis. Scientificamente noto anche con il nome di Δ-9-tetraidrocannabinolo, è presente in natura in vari isomeri. Due di essi, si trovano nella cannabis. Ricavato dai fiori della pianta, è stato isolato e sintetizzato per la prima volta nel 1964.

Detto questo, possiamo entrare nel vivo del suo meccanismo di azione, cercando di capire qualcosa di più in merito all’effetto psicotropo.

THC: meccanismo di azione ed effetti psicoattivi

Nel corso degli anni, la scienza è riuscita a capire che, a seguito della sua assunzione, il THC è in grado di interagire con il sistema endorfinico del corpo umano. A essere coinvolti sono soprattutto i recettori noti come μ1, caratterizzati dalla capacità di favorire il rilascio di dopamina, un ormone che provoca una sensazione generale di piacere.

Per amore di precisione, è il caso di ricordare che questa interazione può avere effetti ben più ampi. Tra questi, spicca l’insorgenza di un generale senso di euforia, così come le alterazioni della percezione della realtà sia a livello spazio-temporale, sia per quel che concerne l’aspetto uditivo.

Inoltre, soprattutto grazie alla sua capacità di interagire con il recettore CB1 del sistema endocannabinoide - diverso da quello endorfinico sopra citato - il THC è in grado di intervenire sui meccanismi biologici che provocano l’insorgenza delle manifestazioni dolorose, che risultano di fatto inibite.

Nonostante la comprovata esistenza degli effetti psicoattivi appena descritti, non sono mai state accertate scientificamente conseguenze fatali a seguito di un’overdose di THC. Il motivo è presto spiegato: se si considerano le quantità di principio attivo consumate da chi assume cannabis non depotenziata, ci vorrebbe troppo tempo per arrivare a un livello pericoloso e, in concomitanza con l’apporto, si concretizzerebbe, da parte del nostro organismo, la metabolizzazione del principio attivo.

Tornando agli effetti psicoattivi, è bene ricordare che la loro insorgenza si divide in diverse frasi. La prima, che inizia subito dopo il primo contatto con il principio attivo, può essere accompagnata da una sensazione di leggerezza del corpo e si contraddistingue, come sopra specificato, per un repentino rialzo dei livelli di dopamina.

La situazione arriva al suo apice 20/30 minuti dopo l’assunzione del Δ-9-tetraidrocannabinolo. In questi momenti, può capitare di sperimentare anche un forte aumento della loquacità.

Successivamente, la sensazione di sballo comincia a scemare - ovviamente stiamo parlando in linea generale, in quanto le reazioni cambiano da persona a persona e sono legate a diversi aspetti soggettivi - e chi ha assunto il THC inizia a riprendere possesso pieno delle sue facoltà mentali, vivendo però quello che può essere definito come un complessivo senso di rilassamento fisico.

Un aspetto fondamentale da sottolineare riguarda il fatto che, quando si parla della sensazione di sballo provocata dall’assunzione di cannabis, entrano in gioco, oltre al THC, anche i terpeni, ossia quelle molecole volatili grazie alle quali la pianta a cui stiamo dedicando queste righe sprigiona l’aroma che la rende così apprezzata.

Quando si parla dei terpeni - prodotti da diverse altre specie vegetali, tra le quali è possibile citare le conifere - è necessario chiamare in causa la loro capacità di creare una sinergia con il THC e gli altri metaboliti della pianta, dando vita al cosiddetto effetto entourage.

Concludiamo rammentando che la potenza degli effetti psicoattivi dipende anche dalle modalità di assunzione della cannabis. Il massimo si può ottenere attraverso il fumo e la vaporizzazione.

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