La città si è riappropriata di un rito antico che il Covid da due anni aveva interrotto: la processione del Giovedì Santo con il Santissimo Sacramento. La parrocchia dopo la messa iniziata alle 20.30 ha aperto le porte della chiesa per il corteo con le fiaccole con racchiuso in un ostensorio sottostante un baldacchino un'ostia consacrata ed esposta alla pubblica venerazione della città..
La processione con centinaia di fedeli con la mascherina è sfilata per le vie per giungere nel piazzale della chiesetta dell'ospedale dove i fedeli sono stati invitati a pregare per i malati e per i morti a causa del Covid ed è seguita la benedizione con il Santissimo Sacramento.
La processione è stata guidata dal parroco, da don Giacomo Bovio, da don Nicola Salsa e accompagnata dalla banda, dai rappresentanti delle associazioni di volontariato, combattentistiche e d'arma, dalle donne in costume, dal vicesindaco Franco Falciola e da alcuni rappresentanti della giunta e del consiglio.
Nella messa della Cena del Signore con la Lavanda dei piedi il parroco ha lavato i piedi a dodici ragazzi e ragazze del catechismo. “Sono coloro – ha detto il parroco -che durante il Covid hanno sofferto di più”.
La funzione è stata molto partecipata e sentita dal parroco un invito a mai banalizzare l'Eucarestia “il testamento che Gesù ci lascia in questo giovedì Santo- ha detto nell'omelia don Barone - è quel suo corpo spezzato, quel sangue versato che ci insegna a mettersi al servizio per fratelli, a lavarci i piedi gli uni gli altri non ad alzare le armi. Gesù ci dona con l'Eucarestia pane di comunione con noi stessi e tra di noi. Nell'Eucarestia c'è il nutrimento della pace del cuore”. Al termine della processione dopo la benedizione finale è stato distribuito dai sacerdoti ai fedeli un panino benedetto.