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Mangiare consapevolmente | 11 settembre 2021, 15:20

Sale: se lo conosci, lo limiti

Una minima riduzione del consumo giornaliero, quasi impercettibile per chi lo consuma, si traduce in un importante miglioramento per la salute

Sale: se lo conosci, lo limiti

Il sale da cucina è un ingrediente base della nostra cucina, ma sono innumerevoli le società scientifiche che ne sconsigliano il consumo, è pertanto importante capire il perché.

Il sale da cucina è costituito da cloruro di sodio, composto quindi da sodio e cloruro; 1 gr di sale contiene 0,4 g di sodio. Il sodio è uno dei minerali più abbondanti nell’organismo, la sua presenza è infatti essenziale per il corretto funzionamento metabolico.

Gli alimenti contengono naturalmente sodio, ed il fabbisogno giornaliero, per un adulto in buona salute, è così basso (1,2 – 1,5 g/die) che un’alimentazione varia ed equilibrata permette di raggiungerlo facilmente.

Il sodio naturalmente presente negli alimenti rappresenta solo il 15% della quota assunta giornalmente con la dieta; il 35% è rappresentato dal sale aggiunto durante le fasi di preparazioni in cucina o a tavola ed il 50% viene aggiunto durante le fasi di trasformazione industriale o artigianale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce una riduzione di sale di almeno il 30% rispetto al consumo abituale. Le linee guida italiane pongono come limite massimo i 5 g di sale al giorno, mentre il consumo reale si aggira intorno ai 9 g.

L’eccesso di sodio nella dieta è associato ad un aumentato rischio di cancro dello stomaco, osteoporosi ed ipertensione arteriosa che a sua volta favorisce l’aggravarsi di altre patologie cardiovascolari.

Una minima riduzione del consumo giornaliero di sale, quasi impercettibile per il consumatore, si traduce in un importante miglioramento per la salute.

Ecco le migliori strategie da adottare:

  • Prima di tutto seguire la distribuzione di alimenti consigliata dalla dieta mediterranea ad esempio limitando il consumo settimanale di formaggio, salumi ed affettati

  • Fare attenzione al consumo di pane poiché è tra le principali fonti di sale; alcuni panifici si sono prodigati alla produzione di panificati a ridotto contenuto di sodio così come richiesto da alcune campagne di sensibilizzazione nazionale sulla promozione di una buona cultura alimentare

  • Imparare a leggere le etichette, stanando così la sua presenza anche negli alimenti più insospettabili

  • L’eventuale sostituzione del comune sale da cucina con i cosiddetti sali dietetici, è da valutare con attenzione poiché si è spesso indotti, più o meno consapevolmente, ad eccedere nelle quantità utilizzate per poter raggiungere quella percezione gustativa a cui si è abituati. Inoltre attenzione poiché come indicato in etichetta, vanno utilizzati sotto il parere e controllo del medico.

  • Imparare a dare sapore alle proprie ricette non attraverso l’aggiunta di sale ma piuttosto con l’utilizzo delle erbe aromatiche; via libera quindi a prezzemolo, basilico, timo, maggiorana, salvia, rosmarino considerando che molte di queste erbe non solo conferiscono aroma ma apportano anche importati micronutrienti, il prezzemolo per esempio contiene più vitamina C degli agrumi!

Ultimamente si è diffuso il consumo di sali speciali, tra i quali il sale rosa dell’Himalaya, il sale grigio dell’Atlantico, il sale rosso delle Hawaii. La loro diffusione è stata favorita dai social e dall’utilizzo di questi prodotti da parte di famosi chef ed influencer. Alcuni di questi sali vengono venduti nella loro forma grezza o integrale e pertanto pubblicizzati come “più salutari”.

Questa accezione salutistica ed esotica non fa altro che indurre ad un consumo meno controllato, a discapito della salute. Attenzione inoltre poiché spesso le pubblicità di tali prodotti sono ingannevoli, per esempio il sale rosa dell’Himalaya in realtà proviene dalle miniere di estrazione del Pakistan.

Per quanto riguarda la scelta del prodotto migliore al supermercato, è consigliabile optare per l’acquisto di sale iodato, poiché l’assunzione media di iodio nel nostro paese è insufficiente rispetto alle esigenze della popolazione esponendola al rischio di alcune patologie. L’utilizzo di sale iodato da parte di persone affette da problemi tiroidei è da valutare con il proprio medico curante.


Cinzia Grassi

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