La Macchina del tempo: La Legion d'onore per ''le Caporal Ravaioli''
Questa volta la macchina del tempo spazia nell'arco di alcuni anni. Nel passato di Villadossola e di uno dei suoi personaggi più illustri, purtroppo scomparso nel 2009, a 76 anni.
Parliamo di Aldo Ravaioli, il legionario. Di una delle tante chiacchierate fatte con lui - l'ospitalità a casa sua era eccezionale - ci ricordiamo una frase che ripeteva spesso: ''Non sono un eroe, gli eroi sono quelli rimasti laggiù, in Vietnam, sono vivo perchè sono nato con la ‘barakà’, la fortuna degli arabi".
Eroi caduti nella guerra d’Indocina dove Ravaioli aveva combattuto. E succedeva spesso che Aldo ricevesse a Villadossola la visita di legionari, con i quali ripercorreva momenti di vita.
Aldo Ravaioli era stato insignito della Legion d’onore, cioè la massima onorificenza francese. La ottenne per il gesto eroico compiuto il 21 aprile 1954 quando, a capo del suo battaglione (una dozzina di uomini), salvò la vita a 200 commilitoni. Fu il solo a salvarsi tra i suoi uomini. Solo pochi giorni dopo, la battaglia di Dien Bien Phi segnò la fine del colonialismo francese in Indonesia e impose la divisione del Vietnam lungo la linea del 17° parallelo.
''Le caporal Ravaiolì'' era un leader per i suoi legionari. Sino a quella battaglia dalla quale uscì vivo, ma senza una gamba che gli venne amputata. Raccontava: ''A Ban Yen Nham il mio battaglione cadde in un’imboscata. Morirono da eroi, io rimasi ferito da due granate, ma riuscii a tenere la posizione. Il nostro sacrificio salvò 200 legionari". Nel 1997 il bollettino ufficiale della Legione straniera, «Képi blanc», gli dedicò ben quattro pagine. Era in occasione dell’ennesima e più importante riconoscenza attribuitagli dalla Francia, quella di ''portare la mano'': sfilò, uno dei pochi italiani ad avere l’onore, sulla Via Sacra reggendo la teca con la mano di legno del capitano Danjou, un altro simbolo della Legione.
Nella foto: Aldo Ravaioli (è il secondo da sinistra, quello con la cravatta) con alti legionari