È iniziata la scorsa settima da parte della Società agricola Mulino San Giorgio la raccolta del mais per la produzione della polenta di Beura. I due giovani titolari, Mirko Dell’Orsi e Veronica Bertolini, sono al lavoro nei campi. Si tratta di appezzamenti sulla piana del Toce che coprono in tutto una superficie di 8 ettari.
L’idea della coltivazione era nata nel 2013 dal Comune di Beura, che ha dato dei finanziamenti all’Associazione Produttori Agricoli Ossolani. Nel 2015, vista la buona richiesta del mercato nei confronti della polenta di Beura, vi è stato un passaggio quasi naturale del progetto da iniziativa "pubblica" a realtà aziendale intrapresa dai due giovani.
È nata così la Società agricola Mulino San Giorgio. La società, dal 2016, si è dotata di un mulino con macina a pietra e quindi il granoturco viene macinato direttamente a Beura. Alcuni particolari, come la macinatura a pietra, che non scalda il seme durante la macinatura, contribuiscono alla conservazione dei valori nutritivi ed all’ottenimento di una farina di qualità superiore, con granulometria irregolare, che consente di preparare piatti tradizionali, utilizzando un ingrediente, del tutto simile a ciò di cui si disponeva anticamente.
“Il raccolto sta andando bene – spiega Veronica Bertolini - , solitamente vengono prodotti circa 250 quintali di mais. La polenta viene poi commercializzata sia direttamente dal Mulino che da tre grossi distributori che la forniscono ai ristoranti e ai negozi. La polenta di Beura è arrivata ovunque, tra i clienti abbiamo il famoso chef Massimo Bottura che la chiede spesso. La nostra polenta va in tutta Italia e non solo. In questi giorni abbiamo saputo che è stata portata in Canada”.
La Mulino San Giorgio produce la farina da polenta integrale, la 'fioretto', che viene richiesta in particolare dalle pasticcerie per la preparazione di dolci e dal 2020 propone anche le gallette di mais di Beura che però non viene trasformato dalla Mulino San Giorgio di Beura ma da un’altra ditta. Qualche hanno fa la società aveva intrapreso anche la coltivazione delle patate, che però è stata abbandonata.