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Attualità | 04 settembre 2024, 18:06

Morti sul lavoro, dati allarmanti rispetto all'ultimo quadriennio: Piemonte in zona gialla

Nel primo semestre dell'anno l'incidenza è di 15,4 vittime per milione di lavoratori

Morti sul lavoro, dati allarmanti rispetto all'ultimo quadriennio: Piemonte in zona gialla

“Per descrivere concretamente l’emergenza morti sul lavoro nel nostro Paese è fondamentale analizzare l’incidenza delle morti sul lavoro rispetto alla popolazione lavorativa. Perché questo dato, più dei numeri assoluti delle vittime, riesce a evidenziare il dramma e a definire le condizioni di sicurezza sul lavoro in tutta la Penisola, ma anche regione per regione e provincia per provincia”. Ed è proprio con questa premessa che il presidente dell’Osservatorio sicurezza e ambiente Vega, l’ingegnere Mauro Rossato, apre la propria esplorazione al primo studio effettuato in Italia sull’ultimo quadriennio. E lo fa prima di tutto con una proiezione.

“A livello nazionale l’incidenza è passata da 14,7 morti per milione di occupati del 2023 a 15,4 del 2024. E questo colpisce – spiega – soprattutto dopo che dal 2021 al 2022 tale indice marcava un significativo decremento (da 19,7 a 14,8), complice anche la risoluzione dell’emergenza Covid, che aveva portato ad un aumento delle morti sul lavoro. Ciò che resta, dunque, dopo la pandemia è il puro dato sull’insicurezza nel nostro Paese”.

Sul podio dell’insicurezza troviamo il Trentino-Alto Adige, finito in zona rossa per quattro anni su quattro. Ed è seguito dall’Umbria, per tre anni su quattro in zona rossa. Mentre l’unica regione rimasta sempre in zona bianca per l’intero quadriennio, con incidenze di mortalità molto basse, è la Sardegna.

“Il risultato più evidente dell’analisi, come accade sempre nelle nostre rilevazioni, è quello che mette in luce il rischio di morte maggiormente elevato nelle regioni con una popolazione lavorativa meno numerosa – spiega Rossato – ed è questo, forse, un dato troppe volte sottovalutato. Infatti, si tende spesso a definire l’emergenza attraverso i numeri assoluti, dimenticando come l’incidenza della mortalità sia il valore più realistico attraverso il quale realizzare la geografia degli infortuni mortali ed arrivare a scelte risolutive più incisive sia a livello imprenditoriale che istituzionale”.

Intanto, alla fine dei primi sei mesi del 2024 le regioni in zona rossa, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 15,4 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori), sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Campania, Emilia-Romagna e Umbria. In zona arancione: Abruzzo, Puglia, Calabria, Lazio e Basilicata. In zona gialla: Lombardia, Toscana, Piemonte e Liguria. In zona bianca: Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Molise, Marche e Veneto.

Nel primo semestre del 2021 l’incidenza media era di 19,7 morti per milione di occupati, nel 2022 di 14,8, nel 2023 di 14,7 e quest’anno risale a 15,4. Va ricordato che nel 2021 è stato particolarmente influente su questi dati il Covid, che ha portato a un aumento degli infortuni mortali registrati dall’Inail nei luoghi di lavoro. Pertanto, la diminuzione degli infortuni mortali tra il 2021 e il 2022 rispetto al precedente biennio (2021-2020) è essenzialmente dovuta alla scomparsa del fenomeno Covid.

Osservando le incidenze di morte per genere, si scopre che le donne rischiano meno dei colleghi maschi. Per gli uomini, infatti, l’incidenza è passata da 31 del 2021 a 24,7 del 2024. Per le donne da 4,2 a 2,8. Diversa invece è la situazione per le denunce totali di infortunio in itinere, perché sono le donne a far rilevare il dato più elevato in tutto il quadriennio.

Guardando invece alla nazionalità, l’incidenza dei lavoratori stranieri in occasione di lavoro è cresciuta da 25,7 nel 2021 a 34,1 nel 2024, mentre per gli italiani è scesa da 19,0 a 13,3.

Sulle fasce d’età desta sempre grande preoccupazione la situazione dei giovanissimi in occasione di lavoro: dai 15 ai 24 anni l’incidenza è aumentata, passando da 11,9 denunce di infortunio per milione di occupati nel 2021 a 13,6 nel 2024; dati pressoché doppi rispetto ai più maturi colleghi nella fascia 25-34 anni che vanno da un’incidenza di 6,4 del 2021 a 5,5 nel 2024. Significativo e allarmante, poi, il dato degli ultrasessantacinquenni (da 61,0 del 2021 a 65,8 del 2024).

Per quanto concerne i settori più colpiti, nei quattro anni considerati sono stati costruzioni, attività manifatturiere, trasporti e magazzinaggio e commercio ad aver fatto rilevare il maggior numero di decessi; con un dato più che preoccupante per il settore delle costruzioni nell’ultimo semestre. Complice probabilmente anche la graduale ripresa del settore dopo la pandemia e a seguito dei bonus concessi al settore dell’edilizia.

Le vittime in occasione di lavoro sono passate dalle 444 del primo semestre 2021 a 342 dello stesso periodo del 2022 e a 346 nel primo semestre del 2023, per poi subire una crescita nel 2024 in cui se ne registrano 364 nei primi sei mesi dell’anno. E anche gli infortuni mortali in itinere registrati nei primi semestri sono aumentati nel quadriennio, passando dai 94 del 2021 ai 105 del 2024.

l.b.

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