Il top management di un’azienda è sempre visto dai suoi dipendenti con ammirazione e allo stesso tempo un po’ di remore.
Ricevere ordini dai piani alti, specie quando non si comprendono fino in fondo o non si condividono, scatena sempre la riluttanza dei subordinati, che tendono così a stare alla larga dai propri superiori, per timore di ricevere sempre più mansioni da svolgere. Allo stesso tempo, però, tutti quei privilegi, quel potere decisionale, quell’indipendenza e quel prestigio suscitano ammirazione e anche un po’ d’invidia, al punto che tutti, in fondo in fondo, desiderano arrivare a quella posizione.
Qualcuno, tanti in realtà, col tempo e la perseveranza ci riescono, anche perché i comparti di attività che richiedono figure dirigenziali, in azienda, sono davvero tanti. Si spazia dalla logistica al magazzino, dal marketing alla gestione di progetti, strategie e flussi di lavoro, senza dimenticare finanza, amministrazione e risorse umane.
Al di sopra di tutti questi ruoli dirigenziali, ci sono poi i top manager, quelli che devono saper fare tutto e, soprattutto, saper prendere decisioni che riguardano trasversalmente tutti i settori aziendali.
Chiaramente, a fronte di tante responsabilità, i vantaggi sono innumerevoli. Si spazia dai fringe benefit, come auto aziendale, PC e telefono aziendali, ai viaggi premio, ai premi produzione sotto forma di remunerazione aggiuntiva. Remunerazioni che spesso toccano quattro zeri.
Una cosa è certa, che arrivare a ricoprire uno di questi ruoli, in azienda, vuol dire ricevere tante gratificazioni per il proprio lavoro, ma, allo stesso tempo, avere spalle abbastanza larghe da sopportare il peso di decisioni, responsabilità, gestione di intere squadre di lavoro.
In altre parole, spendere anni e anni nella stessa azienda non significa, automaticamente, diventare così bravi da ricoprire il ruolo di manager.
Sono essenziali delle qualità intrinseche alla propria personalità, all’approccio lavorativo, che vanno oltre le note hard skill, competenze tecniche.
Leadership, empatia, capacità organizzative, determinazione, creatività, capacità di reggere alla pressione, problem solving e doti sociali e relazionali sono solo la punta dell’iceberg che fanno di un manager un bravo manager.
E gli imprenditori, quando fiutano queste qualità in un lavoratore capace di portare a casa ottimi risultati, sono ben contenti di affidargli la gestione di parte o dell’intera impresa.
Ma chi non ha affinato ancora queste doti è spacciato?
Assolutamente no. Senza dubbio una buona dose di predisposizione personale è necessaria, ma tante soft skill si possono anche apprendere sul campo e, soprattutto, affinare con un percorso di formazione continua che spazia dai programmi progettati dalle aziende fino ai master scelti personalmente.
Certamente tra tutti quelli che aprono più facilmente le porte di una carriera manageriale ci sono gli Executive master in business administration, come gli EMBA di 24ORE Business School.
Annoverata tra le scuole più prestigiose e storiche del panorama italiano, 24ORE Business School si distingue principalmente per le innovative metodologie didattiche che vogliono il coinvolgimento diretto di top manager italiani, nel corpo docenti e relazioni dirette con aziende dei più disparati settori di attività.
Il confronto diretto con le realtà lavorative dei partner 24ORE Business School pone gli studenti dinanzi a problematiche e casi concreti che riguardano la quotidianità aziendale stimolando in loro proprio quelle competenze tecniche e personali necessarie per ricoprire ruoli manageriali, a tutti i livelli.
Alla luce di questa riflessione va da sé che avere le carte in regola per diventare manager nell’azienda in cui si lavora non è scontato e neanche automatico, ma si possono comunque conquistare e ambire alle posizioni più alte, con i più adatti percorsi formativi.