C’è un momento preciso, in Ocean’s Eleven, in cui tutto cambia. Non è un’esplosione, non è uno sparo: È un sorriso, quello di George Clooney (o Danny Ocean per gli amici) che, seduto davanti a Rusty Ryan (Brad Pitt) con uno sguardo tra il complice e il visionario, gli dice: “Ho in mente un’idea”. Ecco: è quel momento che fa capire di che tratta Ocean’s Eleven: non è più un film d’azione, bensì è un film sull’eleganza di molte cose.
Degli uomini, dei luoghi, dei sentimenti, delle roulette online ma anche e sopratutto dei piani ben riusciti; sopratutto dei piani ben riusciti.
C’era una volta un altro Ocean’s 11
Qualcuno si ricorda del Rat Pack? Se si probabilmente si ricorderà anche del film “Ocean’s 11”, del 1960 con Frank Sinatra e soci. Ecco: Steven Soderbergh, quando ha deciso di riprendere quel soggetto lo ha fatto nel tentativo di rifondare un genere cinematografico più che per accalappiare gli spettatori nostalgici. I temi, in fondo, sono rimasti quelli dell’epoca: un team improbabile, una vendetta contro il potere, il colpo perfetto da organizzare. Tutto questo, razionalizzato con la classe e l’abilità di Soderbergh, viene orchestrato in maniera magistrale.
Ecco: la Las Vegas del film originale non è la Las Vegas dell’allora presente e anzi, quest’ultima viene quasi resa astratta dalle scelte registiche. I casinò citati all’interno del film, il Bellagio, il Mirage, l’MGM Grand non sono semplici casinò bensì assomigliano più a labirinti di specchi, custodi di denaro e nidi per l’arroganza delle persone. Basti vedere l’antagonista Terry Benedict, proprietario di questi casinò, che incarna l’archetipo del ricco manipolatore, freddo, arrogante e intoccabile.
Perché tanto successo?
Parte del successo con cui Ocean’s Eleven, nella sua riproduzione Soderberghiana, ha raggiunto il successo attuale grazie a un’attualizzazione del Rat Pack degli anni sessanta. La squadra che si muove tra i vari casinò è composta da undici uomini, ognuno con una competenza specifica e un proprio motivo per stare a schermo. C’è Matt Damon che interpreta il borseggiatore insicuro, Eddie Jemison che interpreta il tecnico nervoso, l’esperto di esplosivi, il mentore burbero, la spalla comica e chi più ne ha più ne metta.
Questa squadra serve però una trama, una narrativa che è emozionante ed esaltante, diventando uno degli heist movie più importanti della modernità. Quello che OE fa e che gli altri non fanno è sorprendere lo spettatore con la scelta di far accadere il colpo seguendo le stesse logiche con cui un prestigiatore inganna i suoi spettatori: quando noi vediamo i vari segmenti della rapina, questa è già terminata.
Il film quindi seduce lo spettatore e poi gli regala una rivelazione emozionante mostrando come tutta una serie di elementi casuali erano in realtà tasselli di un calcolo più grande. Iconico è il finale, che in qualche maniera è riuscito anche a diventare interessante per i giochi che è possibile trovare citato all’interno di titoli presenti nei casinò online come betfair, in cui il Clair De Lune di Debussy viene utilizzato come colonna sonora per un emozionante momento di ineluttabile vittoria.
Il colpo grosso è stato già fatto, sia dentro lo schermo che fuori: quello che Soderbergh ha fatto al cinema con Ocean’s Eleven è qualcosa che sarà invidiato per diversi anni, senza troppi emuli capaci; nemmeno sé stesso a voler essere sinceri.
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