Il Giudice di Pace di Verbania, con una sentenza emessa lo scorso 12 marzo, ha condannato la compagnia telefonica a restituire a R.G., cittadino di Verbania, 2.110,57 euro, oltre interessi e spese giudiziali. La vicenda ha inizio nel maggio 2017 quando l’utente stipula un normalissimo contratto per la sola navigazione internet con limite di 30 giga per 20 euro al mese, da pagarsi con domiciliazione bancaria. WindTre S.p.a. inspiegabilmente emetteva bollette molto esose quasi da 700,00 euro a bimestre, con causali “costo chiamate” e “servizi a sovrapprezzo”. L’utente, accortosi dei prelievi dal conto corrente, revocava immediatamente la domiciliazione bancaria, formulava i reclami richiedendo la restituzione delle somme, ed esercitava il diritto di recesso dal contratto. Il "costo chiamate" era infatti tecnicamente impossibile in quanto l’abbonamento era dedicato alla sola navigazione internet, mentre i “servizi a sovraprezzo” non erano mai stati richiesti. WindTre, non solo non forniva prova dell’effettivo utilizzo di tali servizi, ma addirittura continuava ad emettere bollette esose come se il recesso non fosse mai avvenuto. L’utente, esasperato dal comportamento di Wind che negava la restituzione delle somme, assistito dal legale di Sede Enzo Iapichino, era quindi costretto a rivolgersi alla giustizia ordinaria, intraprendendo la battaglia giudiziaria nel settembre 2019. Anche in giudizio la compagnia telefonica non forniva prova dell’esistenza e dell’utilizzo di quei servizi. La sentenza ha quindi condannato WindTre a restituire la somma di 2.110,57 euro illegittimamente prelevata dal conto corrente, oltre le spese giudiziali e gli interessi.
“La vicenda -spiega il responsabile di Federconsumatori Verbania, Orazio Filocamo- rientra probabilmente nelle indagini condotte dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Milano, le quali stanno accertando che WindTre S.p.a. avrebbe illegittimamente attivato i servizi a sovraprezzo all’insaputa degli utenti, gravandoli di costi non richiesti e generando un volume d’affari di circa 12 milioni di euro, adesso sottoposti a sequestro preventivo. Ironia della sorte, il Procuratore della Repubblica Francesco Greco che sta conducendo le indagini, durante la conferenza stampa ha dichiarato di essere stato lui stesso vittima di tale meccanismo e di aver subito prelievi illegittimi".
“La sentenza -sottolinea-costituisce un’altra importantissima decisione a tutela dei diritti dei consumatori sempre più vessati dal comportamento delle varie compagnie telefoniche. Purtroppo non è un caso isolato. Attualmente stiamo valutando altri procedimenti giudiziali verso altre compagnie sia per prelievi illegittimi, sia per violazione del diritto di recesso”.