Da domani, primo dicembre, rifornirsi di carburante ai distributori costerà un po’ di più. Infatti, contestualmente al prolungamento del taglio delle accise sui carburanti fino al 31 dicembre, il governo Meloni ha drasticamente ridotto la ‘sforbiciata’ disposta dall’Esecutivo Draghi nella scorsa primavera.
Di conseguenza, tra poche ore, i prezzi che ciascuno si vedrà applicare all’atto del rifornimento non saranno decurtati di 30,5 centesimi/litro per benzina e gasolio e di 10,3 centesimi/chilo per il GPL, ma bensì di poco più della metà: ovvero 18,3 cent/litro per benzina e gasolio e 6,2 cent/kg per il GPL.
Pertanto, facendo riferimento ai prezzi medi applicati alla pompa, il costo di un litro di benzina al self potrebbe aggirarsi intorno ad 1,87-1,88 euro e arrivare a circa 2 euro per il gasolio. Una soglia, quella dei 2 euro, non solo psicologica, che probabilmente verrà superata sia da benzina che gasolio nel caso di rifornimenti effettuati da un addetto.
Occhi puntati sul 2023
Prezzi che potrebbero lievitare ulteriormente, ed in modo considerevole, nel caso in cui il Governo decida di non estendere ulteriormente i tagli alle accise anche oltre la fine dell’anno. Allo stato attuale delle cose, la legge di Bilancio non fa alcun riferimento ai tagli delle accise, ma va ricordato che è sufficiente un decreto realizzato ad hoc per estendere il provvedimento.
Probabile che sull’eventuale decisione incida l’andamento del prezzo del petrolio che, al momento si attesta a 83,79 dollari al barile per il Brent (petrolio grezzo, comunemente utilizzato per la raffinazione in diesel e benzina) e 79 dollari al barile per il WTI (West Texas Intermediate, petrolio utilizzato per la produzione di benzina raffinata)
Dalla guerra d'Etiopia al decreto 'Del fare': le 19 accise che pesano sul prezzo alla pompa
Sono ben 19 le “tasse” che, una volta introdotte, sono rimaste a gravare sul prezzo dei carburanti, sommandosi con quelle precedenti e spesso seguite da ulteriori accise. L’elenco è lungo e leggendolo è legittimo farsi cogliere da un certo nervosismo.
Vi troviamo infatti, tra le altre, quella per la guerra d’Etiopia del 1935-1936 (1,90 lire, pari a 0,000981 euro odierni), quella per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 (10 lire, 0,00516 euro odierni), il post terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire, 0,0387) e via via scorrendo fino a quelle più recenti come nel caso del decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011 (0,082 euro), l’emergenza terremoti in Emilia Romagna del 2012 (0,024 euro) o le spese del ‘Decreto Fare’ del 2014 (altri 0,0024 euro).
‘Gocce’ che, messe tutte assieme, stando a recenti rilevazioni del Ministero per lo Sviluppo Economico pesano, considerando anche l’IVA al 22%, per circa il 55% del costo alla pompa.