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Economia | 27 maggio 2025, 07:30

Dove investire in Piemonte? La Regione prepara un catalogo delle aree libere e raccoglie candidature 

Entro il 3 luglio la selezione delle segnalazioni, anche per contrastare il consumo del suolo. Tronzano: “Tanti interessati al nostro territorio. Sulla scia di Silicon Box presto un big player valuterà Torino”

Dove investire in Piemonte? La Regione prepara un catalogo delle aree libere e raccoglie candidature 

Potrebbero essere oltre 3.500 i metri quadri di superfici disponibili in Piemonte tra aree inutilizzate e immobili sotto utilizzati. La Regione, attraverso l’attività del Team Attrazione, vuole metterli in vetrina per ingolosire potenziali investitori alla ricerca di zone in cui insediarsi. Ma c’è da mettere a fuoco i dettagli per avere un’immagine di insieme che sia attendibile: ecco perché entro il 3 luglio è fissata la scadenza per chi vorrà inviare candidature di aree adatta ad accogliere attività produttive.

Mappatura completa

L’obiettivo è dare corpo a un data base a uso degli interessati a investire. “Ci siamo sempre lamentati di non avere aree e una mappatura a disposizione degli imprenditori che possono volere investire in Piemonte o per espandersi. Chiediamo a tutti, pubblico e privato, di collaborare: Comuni, atenei e tutti gli altri soggetti che vogliono fornire un contributo di spazi e segnalazioni”, dice Andrea Tronzano, assessore regionale alle Attività produttive.

In dettaglio, possono arrivare segnalazioni dagli enti pubblici, ma anche dal sistema sanitario, dalle Ferrovie e dalle forze armate. E pure i privati.

“Siamo la seconda regione italiana per attrazione di investimenti e ci sono 5680 unità locali per 183mila addetti - prosegue - e vogliamo mappare ulteriormente le aree disponibili per insediamenti, rendendo più semplice l’attività a chi vuole investire”.

Si cercano in particolare aree di almeno 5.000 metri quadri, di cui almeno mille destinati ad accogliere gli edifici. Possono andare bene anche se non sono ancora state dismesse (ma con volontà di alienazione) e magari con la necessità di attività di ripristino o di una limitata bonifica. 

No consumo di suolo

Un vero e proprio catalogo, insomma. Da mettere sui tavoli degli investitori che mostrano interesse, con caratteristiche catastali, destinazioni d’uso e presenza di infrastrutture. “Vogliamo ragionare però evitando il consumo di suolo: non greenfield, ma brownfield e dunque aree già infrastrutturate. Pensiamo che anche altre aziende, dopo Silicon Box, vorranno venire a insediarsi qui. Una in particolare, a breve sarà a Torino a fare dei sopralluoghi”.

Da Torino a Roma

I siti più accattivanti potranno finire anche sul sito del Ministero del Made In Italy, dove approdano in prima battuta determinate manifestazioni di interesse per poi generare una competizione nazionale (Silicon box è un’occasione nata così).

Aperta il 13 maggio, la raccolta di luoghi ha già visto arrivare alcune candidature.

Un primo passo 

Una base di partenza di 700 siti è già stata raccolta dal mondo confindustriale piemontese. “Un lavoro di partenza che riguarda i nostri associati e che di fatto anticipa l’intenzione più ampia della Regione: siamo disponibili a fare la nostra parte “, dice Alessandro Battaglia, di Confindustria Piemonte.

Massimiliano Sciullo

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