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| 29 ottobre 2020, 15:25

Gasperini: l'uomo di Grugliasco che ha fatto grande l’Atalanta

Gasperini: l'uomo di Grugliasco che ha fatto grande l’Atalanta

Gasperini: l'uomo di Grugliasco che ha fatto grande l’Atalanta Dall’Inter all’Atalanta: il nerazzurro per Gasperini è a Bergamo

Nell’annata all’Inter (chiamarla così è un eufemismo poiché resterà in nerazzurro solo per cinque partite, compresa la sconfitta in Supercoppa Italiana contro il Milan), Gasperini riesce solo a rimediare il peggiore record nella storia degli allenatori interisti: nessuna vittoria. Si chiude così la sua brevissima esperienza con la squadra di Milano, in cinque partite quella squadra che era reduce dalla vittoria del Mondiale per club e si era lasciata alle spalle Leonardo e Benitez. Non fu quindi quello un periodo facile dal punto di vista tecnico per l’Inter e di conseguenza Gasperini si ritrovò in un club completamente da rifondare anche nello spirito, dopo che aveva vinto praticamente tutto in due anni e mezzo, dal triplete di Mourinho alla Supercoppa di Lega con Benitez. Non erano né il luogo né il momento per il Gasp, che dopo Palermo e Genoa, si accasò all’Atalanta nel 2016 e da allora la squadra lombarda è diventata una realtà europea di primo livello: due partecipazioni all’Europa League e due partecipazioni alla Champions League, condite dal raggiungimento dei quarti di finale nella massima competizione europea per club. Tutti questi risultati, ai quali si aggiunge lo storico terzo posto dell’anno scorso che rappresenta la posizione più alta mai occupata dall’Atalanta nelle sue 59 apparizioni in massima serie, sono stati raggiunti in soli cinque anni, cosa che aumenta il valore dell’incredibile lavoro fatto dall’allenatore di Grugliasco. Il resto della storia Gasperini la sta ancora scrivendo e la sua Atalanta, oltre a raggiungere risultati tecnici tali da essere inclusa nei primi 30 club d’Europa, ha anche un invidiabile bilancio e rapporto fra investimenti, calciatori ceduti e gestione delle risorse umane: il valore di mercato della rosa al 2020 è secondo TransferMarkt 372 milioni di euro, con un +16 milioni rispetto al 2019/2020; all’arrivo di Gasperini nel 2016/2017 questo valore era "solo" di 161 milioni di euro e in rosso di nove milioni di euro. 

 

La risposta al dubbio “se è Gasperini a fare grande l’Atalanta o viceversa” non l’avremo mai, ciò che è certo è che a volte si fanno dei giri immensi per poi trovare il proprio posto, dove poter esprimere le proprie idee e i propri concetti. La storia di Gasperini con l’Atalanta pare essere proprio così, non ci resta che fare i complimenti alla società per aver dato fiducia a questo allenatore che ora ci invidia tutta Europa. 

Il filo conduttore con il Piemonte e poi l’Inter

Gian Piero Gasperini nasce a Grugliasco nel 1958 e il suo rapporto con il pallone rimonta già all’età di nove anni, quando entra a far parte del settore giovanile della Juventus N.A.G.C (nucleo addestramento giovani calciatori): è questo per Gasperini il primo contatto con la Juventus. Ma i destini di Gasperini, giovane centrocampista, e della squadra bianconera si divisero dopo 10 anni di giovanili, conditi da una presenza in prima squadra in Coppa Italia. Dopo quel periodo tanta gavetta in B, poi in C, poi nuovamente in Serie A nel 1987 con il Pescara, squadra di cui era capitano. Sei stagioni dopo Pescara Gasperini abbandona il calcio giocato e inizia la carriera da allenatore ed è proprio in questo momento che i destini dell’allenatore di Grugliasco e della Juve si incrociano ancora. Dopotutto è difficile resistere a un club che al 2020 è stato 36 volte campione d’Italia ed è considerato tutt’oggi da esperti e dalle scommesse sul calcio di Planetwin365 fra i candidati principali alla vittoria del campionato 2020/2021. Così Gasperini si calò nel nuovo ruolo proprio dove ha conosciuto il professionismo, a Torino, nel suo Piemonte, in bianconero. Resterà nelle giovanili della Juventus dal 1994 al 2003, portando a casa anche la vittoria del Torneo di Viareggio 2003 con la squadra Primavera. Successivamente ripartì da Crotone, che prontamente Gasperini riportò in Serie B nell’annata 2003-2004, contribuendo alla rinascita tecnica dei pitagorici. Prima di approdare in una grande, il piemontese deve raggiungere un altro successo importante da allenatore del Genoa nel 2007, ricevendo l’anno dopo la Panchina d’oro. Nel 2011 ecco l’occasione che Gasperini aspettava da tempo e là ritrova, per ironia della sorte con i colori nerazzurri, i rivali storici della squadra in cui è cresciuto calcisticamente e professionalmente. 

Nel calcio, più che in altri sport, accade che si diventi un idolo fuori dalla propria città, regione o addirittura nazione. Esempi emblematici possono essere calciatori quali Maradona, vincente in Europa, pochissimo nella sua Argentina con i club, o ancora Gigi Riva, lombardo emigrato a Cagliari e dal 1963 in completa simbiosi con l’isola. Ma ciò accade anche per gli allenatori: è il caso ad esempio di Gian Piero Gasperini, che da Grugliasco, in Piemonte, è partito per arrivare a Bergamo, all’Atalanta dove sta contribuendo a quello che non è più un miracolo del calcio italiano, bensì una realtà del calcio mondiale, alla sua seconda consecutiva partecipazione alla Champions League, tanto da essersi meritato l’appellativo de “il Profeta di Grugliasco”. 

 

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