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Politica | 02 luglio 2021, 19:10

Lucio Pizzi ripercorre i 5 anni del suo mandato

Dai tanti cantieri cittadini, alle battaglie per l'ospedale, fino al difficile periodo della pandemia il primo cittadino di Domodossola sintetizza a Ossolanews i suoi 5 anni di governo della città

Lucio Pizzi ripercorre i 5 anni del suo mandato

19 giugno 2016, 19 giugno 2021. Il giorno della festa dei Santi Patroni domesi è coinciso quest'anno con la fine del mandato di Lucio Pizzi. La sera della scadenza del suo mandato Pizzi ha quasi simbolicamente ricevuto in dono dal parroco domese don Barone, sul palco allestito per la patronale nel parcheggio dell'ospedale, una targa di 'riconoscenza', per il suo quinquennio alla guida della città. Va sottolineato come il primo cittadino non abbia ancora sciolto la riserva sulla sua ricandidatura, anche se difficilmente non ci riproverà.

Lo abbiamo incontrato per tracciare un bilancio di questi 5 anni.

Il 19 giugno del 2016 veniva eletto sindaco. Dia un voto al suo lavoro e a quello della sua Giunta

Devono essere i miei concittadini a giudicare, in base alla percezione del nostro impegno e dei risultati. Posso però dire che abbiamo saputo fare squadra. Come Sindaco ho sempre potuto contare sulla collaborazione dei miei assessori e sul sostegno dei consiglieri di maggioranza, ognuno per il proprio ruolo. Sono soddisfatto, in particolare, di come non siano mai state poste questioni pregiudiziali dai gruppi politici, che hanno compreso il mio modo di agire ed hanno avuto fiducia.

L'ultimo anno e mezzo è stato certamente un periodo molto difficile per tutti. L’abbiamo vista alle cerimonie solo, a volte commosso per la difficile situazione. Come ha vissuto da primo cittadino la pandemia?

Anche in tempi normali rivestire il ruolo di sindaco in Italia non è per niente facile: il dibattito che si è aperto proprio in questo periodo sulle molte responsabilità, sugli impegni e sui sacrifici che derivano da questo incarico ne è una riprova. Il periodo dell’emergenza Covid 19 è stato durissimo ed ha amplificato fortemente ogni aspetto del nostro ruolo, da quello organizzativo e procedurale a quello umano e psicologico.

Sin dal primo lockdown ho intuito che sarebbe stato un percorso lungo e doloroso ma mi sono ripromesso, da subito, che non mi sarei fatto trascinare per nessun motivo in inutili polemiche, concentrandomi invece solo su ciò che potevo fare davvero per la nostra comunità nei limiti delle mie competenze.

Cinque anni fa ha lanciato la sua campagna elettorale con tre punti principali, il primo dei quali era la difesa del San Biagio. In quel momento era prevista la chiusura dell'Ospedale domese, oggi il futuro parla di un nuovo ospedale proprio a Domodossola. Si vocifera di riunioni tese sull'argomento anche con alcuni esponenti del centro destra. Non ha mai fatto un passo indietro e il traguardo sembra essere alla portata della Città. Come ha fatto a raggiungere questo traguardo che potrebbe cambiare la sanità ossolana?

Con la determinazione sostenuta dal buon senso e dai dati oggettivi, e anche grazie alla forza che viene dalla lunga storia di reazione che hanno gli ossolani su questo tema: una forza che non può e non deve essere più sfidata.

Cinque anni fa il punto di partenza era evitare la chiusura del San Biagio, chiusura decretata dal PD con il sostegno del suo segretario cittadino, quel Gabriele Ricci che oggi aspira a diventare sindaco della nostra Città dopo averla politicamente tradita ad ogni occasione. Purtroppo scelte politiche scellerate vengono seguite solo per ordine di scuderia, ma non è certo il mio caso. Credo sia noto che non prendo ordini da nessuno e questo è il primo imprescindibile elemento per agire nell’esclusivo interesse del territorio.

Oggi è chiaro che Domodossola non resterà senza ospedale. Questo è stato il primo risultato: adesso l’obiettivo, ambizioso ma alla nostra portata, è la costruzione di un nuovo e moderno San Biagio con il doppio dei posti letto.

Il secondo punto era “Difendiamo Domodossola dall'immigrazione fuori controllo”. Qual è la situazione ad oggi?

Appena eletto ho ereditato numerosi centri di accoglienza anche grazie alla linea della precedente Amministrazione Comunale a guida PD, che non si è mai opposta all’immigrazione incontrollata. Da subito ho espresso alla Prefettura una posizione di contrarietà nei confronti di quel sistema distorto che è il business dell’immigrazione clandestina, chiedendo che fosse avviato un progressivo programma di chiusura di tutti i centri di accoglienza in Domodossola. La nostra Città ha fatto comunque la sua parte per fin troppi anni rispetto a moltissimi comuni che non hanno mai accolto ed inoltre ritengo giusto che le emergenze ad un certo punto debbano finire o non sono più emergenze. Ad oggi tutti i centri di accoglienza sono stati chiusi. Di conseguenza i nostri concittadini eventualmente interessati da problematiche di convivenza civile con extracomunitari residenti in appartamenti affittati in autonomia, come è capitato, devono necessariamente regolare i contrasti con l’intervento dell’amministratore condominiale, delle forze dell’ordine o in sede legale, a seconda dei casi.

Il terzo punto era “Domodossola al centro dell'Ossola”. In Provincia il 'peso' specifico di Domodossola è certamente cambiato. Temi come la sanità lo stanno dimostrando: ha fatto sedere intorno ad un tavolo tutti i sindaci ossolani e li ha uniti sul nuovo ospedale. Ma come si spiega questa crescita di 'peso' nelle decisioni del nostro territorio? Non crede che Domodossola debba essere al centro anche su altri argomenti? E quindi non sarebbe utile che Domodossola rientri nell'Unione Montana per guidare l'Ossola anche su argomenti diversi dalla sanità?

I comuni ossolani hanno l’esigenza di fare squadra e di avere qualcuno che ponga a valore le loro esigenze. Anche in questo caso viene richiesto un impegno costante e serio, che spesso esula dall’ordinaria amministrazione del primo cittadino di Domodossola. Personalmente ho svolto con grande piacere questo sforzo, non solo perché era utile per la nostra Città ma perché era necessario a tutto il territorio. Diversa invece la questione dell’Unione, poiché quell’istituzione è prevista a vantaggio dei piccoli comuni ed è finalizzata alla gestione consortile dei servizi. Noi non abbiamo questa esigenza ma per quanto possibile Domodossola ed il suo Sindaco ci sono e ci saranno sempre per tutti, aldilà delle appartenenze politiche.


Cinque anni di Amministrazione Pizzi, nei quali non ha dovuto rispondere a nessuna segreteria di partito. Pensa sia stato un vantaggio? Sarà lo stesso in futuro?

Sono convinto che le associazioni politiche formate dai cittadini, e quindi i partiti, siano necessari per il bene della Democrazia. Quello che mi permetto di contestare ai partiti negli ultimi anni, con l’avvento dei social in particolare, è la tendenza a non approfondire i temi, banalizzando molto le questioni e dando spazio alle candidature “facili”: troppi sondaggi, poca competenza e vuoto nella classe dirigente. Da questo tipo di partiti mi sento totalmente svincolato. Resto sempre disponibile al dialogo con i rappresentanti politici, di ogni colore, ma solo alla condizione che si parli del bene di Domodossola.

Parliamo di lavori pubblici, tantissimo è stato fatto in questi 5 anni, opere importanti, il volto della città è cambiato ed è sotto gli occhi di tutti, cittadini e non. Ma come sempre accade in un quinquennio amministrativo qualcosa sarà certamente rimasto nel cassetto, cosa rimpiange di non essere riuscito a fare?

Non ho particolari rimpianti ma solo il desiderio di veder completato l’ampio intervento di riqualificazione che abbraccerà idealmente il Borgo della Cultura, con una linea immaginaria che, partendo dalla Stazione, passerà dal Calvario giungendo fino a Via Binda. A giorni, infatti, inizierà dalla base del Calvario l’intervento che giungerà fino a Piazza Tibaldi, poi sarà il turno di via Binda e via Marconi, senza dimenticare il Teatro Galletti. Il risultato definitivo sarà straordinario, credetemi.

Cosa pensa dei candidati a sindaco di Domodossola che finora si sono presentati?

Non ho ancora sciolto la riserva alla ricandidatura ma, aldilà di questo, il giudizio spetterà agli elettori. Noto però, in generale, una forte mancanza di basi progettuali serie, mista a vuote promesse dell’ultimo minuto fatte con la speranza di raccattare superficialmente qualche voto. La campagna elettorale si è purtroppo contraddistinta fin dall’inizio per le critiche a priori e i castelli in aria ed è per questo che, mio malgrado, non mi vedrà comunque coinvolto. Domodossola è entrata in una fase che richiede più lavoro del solito e una mirata programmazione, così da agganciare al meglio la ripresa economica e garantire un solido periodo di crescita: non si possono distogliere tempo ed energie in chiacchiere inutili.







Redazione

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