/ Sanità

Sanità | 26 dicembre 2021, 08:40

Epatite C, da inizio 2022 al via gli screening in Piemonte

Un progetto per eliminare l’HCV attraverso iniziative e campagne di sensibilizzazione e formazione. Il professore Stefano Bonora:“Modelli e collaborazioni per gli screening già esistono: adesso è necessario strutturarli e uniformarli”

Epatite C, da inizio 2022 al via gli screening in Piemonte

Piemonte, presto le nuove politiche per gli screening

Nell'adunanza del 26 novembre scorso, la Regione Piemonte ha approvato, con DGR N. 13-4164, il Programma di screening regionale gratuito per prevenire ed eradicare il virus dell’Epatite C (HCV) ed ha approvato il protocollo operativo per le operazioni di screening che ogni singola Asl piemontese dovrà seguire. Ha inoltre demandato alle aziende sanitarie regionali l'attuazione di questo programma di screening e con un provvedimento successivo ha disposto l'assegnazione delle risorse economiche, circa 5,5 milioni di euro. La delibera, pubblicata il 9 dicembre sul bollettino ufficiale regionale, ha trattato anche le modalità operative da adottare, le indicazioni per la formazione del personale e per l'informazione della popolazione, le indicazioni per il report di tutti i flussi analitici e per la compilazione delle schede di monitoraggio. In Piemonte, sono circa 1,1 milioni i soggetti nati tra il 1969 e il 1989 che potrebbero essere sottoposti agli screening con i fondi disponibili. “Da settembre in assessorato stiamo pianificando le attività di screening – sottolinea Liborio Martino Cammarata, Direttore del DPD interaziendale delle AASSLL NO, VC, BI e VCO – Partiremo concretamente a gennaio-febbraio 2022. Auspico che il progetto di screening possa essere prolungato di un anno fino al 2023, viste le difficoltà emerse in questi mesi, con i modelli sanitari rivoluzionati per affrontare la pandemia”.

Il progetto Ccuriamo

Proprio dal Piemonte è partita l’analisi del Progetto CCuriamo, ideato e gestito da ISHEO, con il contributo non condizionante di Gilead Sciences, che da maggio si propone di monitorare e incoraggiare le politiche regionali in tema di lotta all’Epatite C. In occasione dell’incontro online “Focus Point Regione Piemonte” sono intervenuti Davide Integlia - Direttore di ISHEO; Liborio Martino CammarataStefano Bonora, Professore associato di Malattie Infettive Università degli Studi di Torino, ASL TO2, Ospedale Amedeo Savoia, Torino e Consigliere SIMIT Piemonte; Salvatore Petta, Professore Associato di Gastroenterologia Università degli Studi di Palermo ed ex Segretario della Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF); Marzio Uberti, Medico di medicina generale e Membro SIMG; Stefano Vella, Professore Aggregato, Salute Globale, Università Cattolica – Roma. A moderare, il giornalista scientifico Daniel Della Seta. Oggi eliminare l’Epatite C è possibile, grazie ai nuovi farmaci ad azione antivirale diretta che permettono di eradicare il virus definitivamente, in poche settimane e senza effetti collaterali, ma occorre ripartire con gli screening e con il linkage-to-care.

Le risorse disponibili e le politiche regionali

Per favorire gli screening, nel febbraio 2020 il Governo ha stanziato 71,5 milioni di euro con un emendamento al decreto Mille Proroghe, adottato dal Ministro della Salute ad aprile 2021; ad agosto è stato pubblicato un decreto che ha prescritto alle Regioni l’identificazione e la comunicazione al Ministero di una o più referenti per lo screening e la compilazione di una scheda di monitoraggio e valutazione dai contenuti da trasmettere, come prima scadenza, entro il 31 gennaio 2022 e successivamente ogni sei mesi. Le politiche regionali dovranno definire il programma di accesso allo screening in tutte le articolazioni; definire il budget, tra i fondi reperibili per i test, e le risorse da allocare alle altre attività, necessarie, per realizzare gli screening; informare la popolazione delle modalità operative per accedere allo screening; intercettare le key populations, come detenuti e tossicodipendenti; analizzare gli esiti e il linkage to care. “Ad oggi stiamo lavorando su Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte e Sardegna, anche se quest’ultima essendo una regione a statuto speciale non riceve i fondi – ha spiegato Davide Integlia, CEO di ISHEO – Lo scenario attuale mostra l’avvio di un piano di screening in Piemonte ed Emilia-Romagna nella fascia di coloro che sono nati tra il ’69 e l’89. Il problema è che le regioni possono usufruire degli screening gratuiti, ma devono provvedere a formazione, percorsi negli ospedali, reti tra specialisti. Un processo complicato ulteriormente dall’andamento della pandemia che frena i trattamenti. Il caso dell’Epatite C è pertanto emblematico delle difficoltà di coordinamento tra Stato e Regioni”. La disponibilità per impiegare i 71,5 milioni si esaurisce nel dicembre 2022, un termine molto vicino. Per questo diventa importante sia stimolare le regioni a un’azione rapida e incisiva, ma anche pensare a nuovi progetti. Per questo in occasione degli incontri regionali è stata lanciata la proposta di una nuova campagna di sensibilizzazione che possa portare i test per l’HCV sul territorio, dalla Medicina Generale alle farmacie. Sarà fondamentale anche un supporto delle istituzioni per prorogare.

L’attività dei centri infettivologici in Piemonte

In Piemonte i centri infettivologici e altre realtà ospedaliere sono già operativi nell’attività di screening per l’Epatite C. Persistono i problemi causati dalla pandemia, come il numero limitato di posti letto per pazienti extra-covid. “In epoca pre-covid, i centri di prescrizione hanno terminato la cura di tutti i pazienti in carico, passando quindi a quelli che non sapevano di essere infetti o che, pur sapendolo, non erano comunque in terapia – spiega il Prof. Stefano Bonora – Il Covid ha inevitabilmente rallentato il processo di emersione del sommerso. Oggi con i nuovi fondi abbiamo un'occasione importante, ma agli screening va affiancato il linkage-to-care, affinché i soggetti positivi siano indirizzati verso strutture apposite, per avviarle ai trattamenti con le dovute tempistiche e priorità. Abbiamo realizzato un'ottima collaborazione con i SerD, dove lavorano anche specialisti infettivologi che hanno agevolato il trattamento dei pazienti più difficili da raggiungere. Il lavoro con l’istituto penitenziario di Torino ha permesso di sottoporre a screening tutti i detenuti e di trattare i positivi all’HCV. Vi sono anche rapporti solidi con i medici di medicina generale, sebbene i risultati siano legati a iniziative specifiche. In breve, modelli e collaborazioni già esistono: adesso è necessario strutturarli e uniformarli, per passare dalle iniziative dei singoli gruppi o di contesti geografici specifici a una rete valida per tutta la regione Piemonte”.

Occorre mantenere operativo il modello di integrazione Ospedale-Territorio e le fast-track già esistenti, stimolandone la creazione “de novo” nelle realtà non ancora raggiunte - aggiunge il Dr Cammarata - Questo aiuterà a sviluppare ulteriormente l’accesso alle cure dei pazienti con Epatite cronica HCV correlata e potrà contribuire significativamente all’eradicazione di tale malattia dal nostro Paese, poiché è tale modello che facilita prospetticamente l’unitarietà d’azione delle singole interfacce, assicurando una presa in carico completa alla popolazione generale e alle persone con problemi di dipendenza patologica o detenute, affinché tutti abbiano un accesso elettivo e rapido alle nuove terapie”.

C.S.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore