È stata bocciata giovedì dalla maggioranza in consiglio comunale la mozione proposta dalla Lega Nord che impegnava il sindaco e la giunta ad istituire la Consulta comunale femminile.
La capogruppo Maria Elena Gandolfi, che è inoltre ex consigliera per le Pari Opportunità supplente della Provincia del Vco e attuale consultrice supplente della Consulta femminile regionale, illustrando la mozione ha richiamato la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, adottata dall’Onu, la Carta europea per l'uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale, elaborata dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa, l’articolo 3 della Costituzione Italiana e altre deliberazioni.
“L'istituzione della consulta va intesa – ha detto Maria Elena Gandolfi - non come 'quote rosa' , ma come uno strumento di partecipazione allargato che metta in costante rapporto e confronto l’esperienza delle tante persone che a Domodossola sono coinvolte nel tessuto associativo, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni, dei sindacati e dei consigli d’Istituto scolastici, della consulte, delle associazioni di categoria, degli albi professionali e dei singoli cittadini interessati a dare il loro contributo, condividendo la finalità di favorire la più ampia partecipazione delle donne all'attività politica, economica e sociale della città, non si parla di quote rosa, si parla di pari opportunità”. La consigliera ha portato alcune cifre su cui riflettere, tratte dalle mappe del potere della Fondazione OpenPolis e dall’Istat.
“L’Italia è uno dei paesi europei con i livelli più bassi di occupazione femminile, e parlo anche di posizioni apicali. Rispetto a una media Ue di 66,5 occupate ogni 100 donne tra 20 e 64 anni, il nostro paese – ha detto Gandolfi - si trova al penultimo posto con il 52,5%, appena sopra la Grecia (48%). La differenza uomo donna è un fenomeno ancora molto presente in Italia sia in termini salariali che di possibilità di carriera”. Alla mozione per la maggioranza ha risposto la consigliera Angela Tripodi.
“Le premesse contenute nella mozione sono lontane dall'epoca storica in cui stiamo vivendo – ha detto Angela Tripodi della lista Lucio Pizzi sindaco - . Sono ormai superate in quanto riteniamo che oggi il centro nevralgico è concentrato su un differente lavoro sulla parità di genere e non sul femminismo. All'interno del consiglio abbiamo giornaliste pubbliciste, esperti di contabilità e finanza che ci rappresentano, avvocatesse, responsabili di logistica, responsabili del settore ristorativo alberghiero. Dobbiamo iniziare a parlare di inclusività. Oggi la donna, dopo quanto è riuscita ad ottenere sotto il profilo dei diritti civili e politici, più che parlare di femminismo deve dimostrare i propri talenti con femminilità. A nome mio e del gruppo di maggioranza esprimo il parere contrario alla mozione”.
“Sono molto dispiaciuta di questa bocciatura – ha replicato Maria Elena Gandolfi - un’occasione persa; tengo a sottolineare che sì, noi consigliere saremo anche in posizioni apicali, ma c’e tutto un mondo di donne fuori che le nostre posizioni non le raggiunge perché non ne ha i mezzi, le opportunità. Io ho la fortuna di avere un partito alle spalle che mi supporta, ho avuto una famiglia che mi ha dato opportunità e possibilità che non sono ancora di tutte. Peccato”.
A favore della mozione con Maria Elena Gandolfi hanno votato quattro consiglieri Angelo Tandurella di Fratelli d'Italia, Gabriele Ricci di DomoDomani e Claudio Miceli del Pd contro 12 consiglieri di maggioranza.