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Cultura | 12 marzo 2022, 10:20

Da Sali & Pistacchi ‘L'uomo del sole’ di Jörg Shimon Schuldhess

Proseguono le esposizioni del martedì nate con la collaborazione del Il Museo Immaginario – L'École des Italiens

Da Sali & Pistacchi ‘L'uomo del sole’ di Jörg Shimon Schuldhess

Il Museo Immaginario – L'École des Italiens in collaborazione con M.me Webb Editore presentano martedì 15 marzo presso Sali & Pistacchi di piazza Mercato a Domodossola il dipinto ‘L'uomo del sole’ di Jörg Shimon Schuldhess.

Ich bin kein Künstler, ich male nur das,was ich nicht sagen kann”.

(Non sono un artista, raffiguro soltanto ciò che non riesco a dire.)

Jörg Shimon Schuldhess, al secolo Jörg Anton Schulthess, nasce nel 1941 a Basilea. Il padre, pittore dilettante, è originario dell'Emmental, mentre la madre è un'ebrea italiana di origine sefardita. Dopo aver completato un apprendistato commerciale, si dedica all'arte e apprende la manualità della pittura dall'artista basilese Max Kämpf. Nel 1964 alcuni amici del pittore fondano il Patronat Jörg Schulthess (PATIS), che si propone di promuovere la sua arte. Con l'amico Kurt Fahrner e altri giovani pittori basilesi, fonda il Gruppo Farnsburg, collettivo che mira a consentire ai giovani artisti di esporre le proprie opere. Assecondando il proprio pensiero cosmopolita, Jörg Shimon Schuldhess prende parte a diverse mostre personali e collettive in giro per il mondo, ricevendo numerosi premi e borse di studio. Una profonda amicizia lo lega a Jean Dubuffet; si occupa intensamente di art brut e tiene conferenze su Adolf Wölfli.

Spinto ad agire personalmente dalla tragedia della Shoah e dalla conservazione della sua memoria, Schuldhess si arruola volontario nell'esercito israeliano durante la Guerra dei Sei Giorni (1967), per poi entrare a far parte della comunità ebraica di Basilea l'anno successivo. Nel 1979 ottiene la cittadinanza israeliana. Tuttavia, quando Israele occupa il Libano nel 1982, il pittore si schiera dalla parte dei Palestinesi, che considera oppressi alla stregua degli ebrei sotto il nazifascismo. Deluso dal governo israeliano, restituisce il passaporto all'ambasciata di Tel Aviv a Berna.

Attratto dalla cultura indiana e dalle dottrine della nonviolenza di Gandhi e Ramakrishna, l'artista viaggia fra Basilea, l'India, la Cina e si spinge fino al continente africano e alle isole di Lamu e Zanzibar. Confrontato agli effetti deleteri del colonialismo e alle sue nefaste conseguenze, in primis la schiavitù, decide di modificare il proprio cognome in Schuldhess (da "Schuld", che in tedesco significa "colpa"). L'allontanamento dalle proprie radici deriva dal sentimento personale di una colpa collettiva e mai riparata della civiltà occidentale, e ha il valore di un'autocritica. Jörg Shimon Schuldhess muore di infarto nel 1992; secondo le sue ultime volontà, le ceneri della cremazione vengono sparse nelle acque del Gange a Calcutta.

La vita e l'opera di Jörg Shimon Schuldhess sono strettamente legate. I suoi dipinti sono testimonianze dello zeitgeist, della politica mondiale e dell'impegno personale, politico e socialmente critico che lo accompagna per decenni. Sensibilizzato dalle proprie esperienze, Jörg Shimon Schuldhess si schiera dalla parte degli oppressi, delle minoranze e degli emarginati. Il ciclo sulle persecuzioni degli ebrei, risalente agli anni Sessanta, include il suo confronto con l'Olocausto. L'artista sceglie deliberatamente la xilografia per le sue caratteristiche dure e spigolose. I dipinti a olio nei toni del grigio-blu, d'altra parte, non hanno solo lo scopo di ricordare allo spettatore il destino tragico degli ebrei avviati all'eliminazione sistematica, ma anche di evocare associazioni con lo Zyklon-B utilizzato nelle camere a gas. Mentre alcuni cicli sono limitati nel tempo e riflettono determinate fasi della sua vita, altri sono trasversali all'intera opera. Stilisticamente, le opere di Schuldhess possono essere inquadrate nel simbolismo. A prima vista sono piccole e decorative ma, allo sguardo attento e raffinato, rivelano per lo più immagini complesse, simboliche con un messaggio eminentemente politico, la cui interpretazione richiede una notevole competenza. L'iconografia, tratta dalle principali religioni mondiali, si compone di segni e stilemi che comunicano insegnamenti, moniti, principî. Di particolare importanza, tuttavia, è il motivo pittorico della crepa, antico simbolo ebraico della Kabbalah, che percorre tutta la sua opera e rivela lo sconvolgimento nell'ordine delle cose, da Auschwitz a Sabra e Shatila. Negli ultimi quadri di Schuldhess, la fenditura lascia intravedere una linea rossa: è il nervo scoperto della vita.

Opere

Basilea, Kunsthalle, Kunstmuseum; Ginevra, Musée d'art et d'histoire; Liestal, Dichter- und Stadtmuseum, Kunsthalle, Archäologie und Museum Baselland, Sammlung Kunstkredit; Parigi, Musée National d'Art Moderne presso il Centro Georges Pompidou; Rio de Janeiro, Museu de Arte Moderna; Vienna, Albertina Modern; Zurigo, Graphische Sammlung ETH.

Christine Schmutz, 1998 / Maurizio Ferrin, 2022

C.S.

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